Guitar Republic
s/t 2010 -

s/t

Delle forti pulsioni sperimentaliste indicate nel comunicato stampa, nulla o davvero poco avvertono orecchie aduse ad eccessi tematici di ogni genere e grado. Il lavoro d'esordio per il nuovo trio di Sergio Altamura, Stefano Barone e Pino Forastiere, licenziato dalla Candyrat Records, si assesta sulle linee di confluenza di un'ibrida tensione tra sapienti della chitarra; un concept, e un percorso non scevro da ostacoli, che senza timore potremmo definire fusion - nell'accezione più ampia del termine - o piuttosto come una timorata rivoluzione in seno a questa incommensurabile tradizione.

Il suono nudo e crudo di "GR Airport" - un excursus che parte in bossa nova con ferma "batida", da Jobim a Joao Gilberto, e si sviluppa secondo canoni da setaccio post; il funk sporcato da cubanismi di "Funky Sex Repubblic", con interessanti innesti di violoncello, per aperture a vecchie reminiscenze - non troppo distanti nelle intenzioni da certi Marc Ribot y Los Cubanos Postizos, anni addietro. Blues del delta per la riflessiva "Radio Republic". Gli echi flamenco di "Luna Park Republic" si stemperano nelle sofficità mitteleuropee in "GR Station". Il rito finale del disco è affidato, appunto, a "The Rite Of The Repubblic", un progressivo e massimalista tributo alla sei corde.

Un lavoro giustamente ambizioso, perchè suonato divinamente, ma anche divisticamente giocato sulle distanze siderali - tra virtuosismi e implosioni tecnicistiche, e freddezze che scivolano di mano, che a volte solo i musicisti più navigati sanno fatalmente porre in essere.

Una Repubblica della Chitarra, esteticamente ben congegnata, ma con una imponderabile hybris di casta.

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