Soyuz Everybody Loves You 2010 - Rock, Alternativo

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Il nome Soyuz è ispirato a un programma sovietico di missioni spaziali, e lo spazio sembra ai tre vicentini l'unica via di fuga dalla frustrazione della vita di provincia ("I need a place but it's not my town", urla Mauro Poli in "Relief"). Anche l'artwork, con quegli asiatici occhi scrutatori in copertina, e la telecamera, e le finestre di fronte viste attraverso le veneziane, fa molto "Le vite degli altri" (artwork fra l'altro curato da Jason Farrell, già con Fugazi e At-the-drive-in, mica il primo che passava di là). Tale immaginario da guerra fredda si concretizza in una musica tutt'altro che gelida, geograficamente molto a ovest della cortina di ferro e anagraficamente post-caduta del muro, anche se animata appunto dall'inquietudine un po' passé di chi guarda il cielo e sogna di abbandonare una grigia realtà per raggiungere le stelle. E cioè l'inquietudine che a tanto ottimo rock ha dato i natali. I presupposti, quindi, ci sono tutti. Quanto ai risultati, anche se non si può dire che "Everybody Loves You" sia l'esordio dell'anno, va riconosciuto al lavoro un senso di urgenza che dà significato a questi riff furiosi, alla voce strappata, all'essenzialità di un suono sporco e diretto, che cita molto, a volte troppo, ma sempre roba buona, dai Foo Fighters ai già nominati At-the-drive-in. Tutti ti amano, dicono, ma non tutti ameranno loro: lo faranno quelli che al rock chiedono chitarre ruggenti e voci di rabbia giovane che provano ad arrivare in qualche posto che non è quaggiù.

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La recensione Everybody Loves You di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-30 00:00:00

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