Le Madri Degli Orfani Tra il male e il peggio 2010 - Rock

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"Tra il male e il peggio" è un lavoro onesto, ben suonato e generoso. Ma è poco originale. Questo è il suo maggior difetto e vale la pena di sottolinearlo fin da subito. Ciò non significa che il gruppo non abbia idee o non sappia suonare, anzi, ma non riesce, o forse più semplicemente non vuole, trovare vie personali e innovative per distinguersi in qualche maniera nel grande calderone del punk-rock italiano.

Le madri degli orfani, appellativo sicuramente azzeccato, richiama alla mente il nome dei Mothers of Invention ma, a ben vedere, ha ben poco a che fare con quel mondo musicale. Piuttosto, i riferimenti delle Madri sembrano incentrati sull'hard rock anni 70 (Deep Purple, The Stooges, Motörhead) e sul punk-rock più o meno anziano (Ramones, The Clash). Basta ascoltare i primi secondi del disco per rendersi conto di quanto queste influenze siano forti. Forse anche troppo forti: non si capisce, ad esempio, se l'attacco di "La società dell'estetica" voglia intenzionalmente farsi beffa di "Highway Star" dei Deep Purple o meno, ma resta il fatto che la somiglianza è evidente.

Tra i brani più riusciti del disco, segnaliamo ad ogni modo: "Budapest", pezzo maturo e vissuto, che ricorda certi lavori di Giorgio Canali; "Filastrocca giù in cantina", rabbiosa e scattante; "Psicopassiva", dalle ambientazioni più stoner e dal testo intelligente; "Come petali di rosa", brano vagamente psichedelico, molto evocativo e malinconico, le cui liriche contengono delle riflessioni interessanti («Coglione non è chi si droga, sputa e beve, coglione è chi parla e non sa cosa dire, non chi non dice ma pensa e crede...»); "Mille cose da fare", canzone orecchiabile e ritmata, che riprende il piglio anarchico e dannato degli Stooges, proponendo degli «obiettivi esistenziali» sicuramente concreti e probabilmente condivisibili («Riuscire a drogarsi senza avere la scimmia, a bere tanto senza avere la pancia»).

In conclusione, se consideriamo la vivacità della musica offerta dalle Madri e l'ironia, la simpatia che questo disco lascia trasparire tra una traccia e l'altra, possiamo aspettarci da questo gruppo delle esibizioni dal vivo sicuramente coinvolgenti e (speriamo) di successo. Ma, se prendiamo in considerazione la dimensione puramente musicale della loro attività, la loro scarsa vena innovativa sembra rovinare ogni altra considerazione. È per questo che sconsiglio un ascolto attento di questo disco: non ha molto da dire in quanto opera in sé.

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La recensione Tra il male e il peggio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-10-20 00:00:00

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