Marracash Fino a qui tutto bene 2010 -

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La storia è quella di un tizio che precipita da un palazzo di cinquanta piani, e mentre cade nel vuoto pensa: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene". Ma "La Haine", il film cult di Kassowitz, ci insegna che il problema non è la caduta, è l'atterraggio.

Marracash in cima al palazzo ci era salito nel 2008, quando grazie all'album omonimo era riuscito a portare sonorità underground all'attenzione di un pubblico mainstream. Ma quando si è in alto è inevitabile scendere prima o poi. Così Marracash, dopo aver preso una bella rincorsa, si è lanciato in caduta libera dal tetto dell'edificio. E mentre precipita, proprio come il tipo della storia del film omaggiato sin dal titolo dell'album, continua a ripetersi: "Fino a Qui Tutto Bene".

C'è da dire che Marra parte anche un po' svantaggiato, perché a Milano di palazzi di cinquanta piani non ce ne sono, e la sua caduta durerà, per forza di cose, un po' meno. Fatto sta che il suolo sembra ancora lontano, e anche se nell'intro "Due Anni Prima" si parla al passato di storie di sesso promiscuo e sballo, appena parte "I Ragazzi dello Zoo del Berlin" ci si rende conto che oggi, a due anni di distanza, Marra continua a vedere le finestre dei vari piani susseguirsi una dietro l'altra senza pensare alla fine della corsa. Insieme a lui ci sono quelli della crew, e sono sempre "Tutti brutti, tutti grassi, tutti pazzi, tutti fatti, tutti cazzi e tutti tatuati". Le metriche sono ancora stilose, il beat di Don Joe gasa, il testo è divertente. Niente di nuovo, ok, ma comunque fino a qui tutto bene. Seconda traccia, "Rivincita". Deleterio, artefice della maggior parte dei beat del disco, è alle macchine. La base è bella carica ma non convince, così come non convince Giusy Ferreri che canta il ritornello. La presenza della Ferreri nel pezzo è utile come quella di Mauro Repetto negli 883. Il risultato è qualcosa di difficile da digerire, e si comincia a pensare che il rapper di periferia e il suo "intelligangsta" siano rimasti in cima al palazzo. Ma in giro si sente di molto peggio. Quindi, tirando le somme, fino a qui tutto bene. Con "Mixare è Bello" emerge chiaramente uno dei punti cruciali dell'album: il rapporto di Marra le donne. È uno dei momenti migliori del disco, polleggio puro. Si tira un sospiro di sollievo: fino a qui tutto bene. Con "Roie" si prosegue sulla tematica, ma anziché decantare i pregi del poter passare con scioltezza da una ragazza all'altra si osserva l'altra faccia della medaglia. E fino a qui tutto bene. La stessa frase la si pronuncia ascoltando "Stupido", il secondo singolo estratto dall'album, "Parole Chiave", brano dedicato al web con l'inconfondibile suono electro abrasivo di Bloody Beetroots, e per forza di cose anche con la potente title track prodotta dai Crookers, con il ritornello che riprende in maniera geniale "La Macchina del Capo Ha un Buco nella Gomma". Il problema è che per la durata del disco ci si limita a cadere e constatare, traccia dopo traccia, che fino a questo momento tutto è andato bene senza particolari problemi né momenti di considerevole eccitazione. Ora, però, è il caso di cominciare a preoccuparsi per l'atterraggio.

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La recensione Fino a qui tutto bene di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-23 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • 9filippopapetti9 14 anni fa Rispondi

    "meglio fare l'elemosina che massaggiare lele mora, meglio povero che povia"

    un grande

  • pons 14 anni fa Rispondi

    Bella recensione.