Wu Ming 2 Basta uno sparo – Razza Partigiana 2010 -

Basta uno sparo – Razza Partigiana precedente precedente

Un partigiano nero. Figlio delle colonie d'Africa, un meticcio. Vissuto in un'epoca in cui, uno come lui, non poteva che abbracciare un fucile e andare a combattere. Questo è Giorgio Marincola, nato in Somalia nel 1923 da un maresciallo di fanteria e una donna somala, morto in Val di Fiemme, verso Trento, sotto i colpi dell'ultima strage nazista su territorio italiano, pochi giorni dopo la Liberazione.

"Basta uno sparo" racconta la sua storia. "Basta uno sparo" è un libro, edito da Transeuropa, "Razza partigiana – il reading" è il disco allegato, con letture di Wu Ming 2 e musiche di due membri dei Massimo Volume (e tante altre cose), Stefano Pilia e Egle Sommacal, e due dei Settlefish (e altrettante cose), Paul Pieretto e Federico Oppi. Lo stesso quintetto che avevamo visto con "Pontiac, storia di una rivolta", sorta di spin-off del romanzo "Manituana" del collettivo bolognese, trasformato in uno spettacolo con letture e musiche, anch'esso a breve pronto per essere distribuito in libreria.

La storia è affascinante, e hai ancora più voglia di divorarla visto che è stata dimenticata dalla Storia con la S maiuscola, quella dei libri di scuola. Giorgio Marincola era un partigiano strano, oltre che nero, "non entrava in nessuna delle caselle tradizionali della Resistenza", come mi spiega Wu Ming 2, pseudonimo di Giovanni Cattabriga. Non era il classico comunista "rosso", si era arruolato nelle brigate Giustizia e Libertà. Lottava per un sentimento di libertà che va oltre ogni confine di patria. Di lui hano scritto anche due ricercatori romani, Carlo Costa e Lorenzo Teodonio, con il saggio "Razza Partigiana", uscito nel 2008.

Giorgio aveva una sorella, Isabella, morta qualche mese fa a Bologna, e ha tuttora un nipote, Antar, figlio di lei, che vive ancora sotto le Due Torri. Di tutte le storie, forse, si farà un romanzo, scritto a quattro mani da Wu Ming 2 e Antar, ricostruendo quello che lo scrittore bolognese aveva cominciato a fare con Isabella.

Quello che troviamo impresso su disco è la registrazione in studio di uno spettacolo che, dal vivo, è ancora più partecipato e commovente. I testi sono inediti di Wu Ming 2, documenti storici, scritti di Costa e Teodonio. Le tracce, tredici, sono accompagnate da musiche che di volta in volta si fanno rumori di sottofondo o assolute protagoniste, che raccontano anche dei lager nazisti su suolo italiano, delle prime leggi raziali fasciste, delle lotte partigiane, della morte. Ma anche delle seconde generazioni di immigrati, nati in Italia e al 100% italiani. In un pezzo spunta anche la voce di Daniele Bergonzi, del duo di attori Compagnia Fantasma. Le chitarre sono eleganti, fanno risaltare i sentimenti e ballare il cuore, nei passaggi più significativi, suonate da due maestri come Sommacal e Pilia. Tutto il gruppo si flette senza problemi e passa da melodie che fanno pensare al Maghreb a punteggiature di suspence, quando si tratta di spari. Alla sessione ritmica ci pensano Pieretto e Oppi, che si sbizzariscono anche con strumenti curiosi. Insomma, musiche all'altezza della storia, che merita davvero.

Istruttivo, attuale, coinvolgente. E che insinua un dubbio atroce: oggi, da italiani, lo abbracceremmo un fucile, anche solo metaforico?

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La recensione Basta uno sparo – Razza Partigiana di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-10-15 00:00:00

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