L'avevamo lasciato sul bagnasciuga della riviera romagnola a tessere le lodi (e i disonori) dei suoi riminesi. A distanza di due anni, cambiano vesti e colori e insieme a loro cambia anche lo stile.
Daniele Maggioli rinchiude le sue origini dentro a "Viale John Lennon" l'ultimo baluardo dai toni scanzonati, e l'atmosfera goliardica lascia spazio a momenti di riflessione più intima e profonda nel segno di una nuova maturità raggiunta. Gli arrangiamenti curati da Marco Mantovani, la sua maestria con il pianoforte e con la scrittura per archi, equilibrano brani al limite del metafisico come "Roma K69996 (diario agropontino)" a sfumature nostalgiche come "Mio Padre". L'impronta musicale intrisa di quel retrogusto jazz però si arricchisce della parola ricercata e ritmica che insieme alla voce inconfondibile di Maggioli rappresenta il valore aggiunto di questo album. "Giorgio Broges" dà voce ai tormenti simbolo di una cultura letteraria sospesa tra Hemingway e Dante, e "Alla ricerca delle unghie perdute" gioca con le assonanze e spolvera reminescenze di una vita quotidiana del passato tra le canzoni di Mango e una gita in una decappottabile anni 60.
Questo è un album diverso e chi pensa che diverso sia sinonimo di peggiore deve solo allargare le sue visioni. Questo è un album inaspettato e come tutte le sorprese porta con sé l'entusiasmo della scoperta.
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