Buzz Aldrin
Buzz Aldrin 2010 - Punk, New-Wave

Buzz Aldrin

Musicalmente parlando che forma potrebbe assumere un incubo? Dal mio personale punto di vista penso all'esordio degli Stooges, all'omonimo dei Suicide (che sia "Ghost rider", "Rocket U.S.A." piuttosto che "Frankie Teardrop", pezzi su cui la band avrà studiato a memoria), a "Heroin" dei Velvet Underground e a "Kollaps" degli Einsturzende Neubauten. La storia del rock ci dice che la lista potrebbe essere molto più lunga (si legga la recensione del demo per altri riferimenti) e ci sbilanciamo al punto da segnalare ad un'ipotetica giuria il disco dei bolognesi in questione, affinché possa trovare spazio in una altrettanto ipotetica "Hall of fame".

Messe da parte fantasie e congetture, se nel 2010 ha ancora senso parlare di album come raccolta di canzoni, il terzetto ne é la prova vivente. Qui dentro nulla può considerarsi un riempitivo, anzi: "Buzz Aldrin" rappresenta un'emozionante discesa negli inferi, un percorso in 9 tappe che toglie il fiato costringendoti ad andare in riserva d'ossigeno. Esattamente come succede durante quegli incubi che pensi non finiranno mai e invece, d'improvviso, ti ridesti sconvolto, sudato e in affanno.

Sicché l'uno-due-tre iniziale é da manuale: "Eclipse" ipnotizza e con quel ritmo tribale ti fa cadere in trance per poi risvegliarti nell'esplosiva coda del finale, mentre la successiva "The fall" é uno schiaffo in loop che ti accompagna fino alle prime note di "Giant rabbits...", la canzone che insieme a "White church" rappresenta i vertici assoluti di un'opera dove l'entropia (inteso come fattore creativo) regna sovrana.

Si intuisce così che, rispetto ai primi vagiti, i tre abbiano maturato quell'abilità nel forgiare atmosfere e sonorità che nel tempo li porterà ad emanciparsi dai modelli di riferimento. Perché era da un bel pezzo che in città non si sentiva una cosa così ruvida ma allo stesso tempo affascinante, talmente bella in questa veste primordiale da farti perdere la testa. Proprio come quei film di David Lynch in cui la costruzione della realtà sembra fondersi col subconscio.

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