Verdena
WOW 2011 - Rock, Grunge, Alternativo

WOW

Un disco di calore respiri brividi. Denso pieno tracotante di roba. Come se un fiore chiuso per tre lunghi inverni decidesse tutto un tratto di sbocciare tre estati assieme

E così sono tornati i Verdena. Come se fossero andati da qualche parte, poi. Invero rintanati in un esilio pressochè eremitico volontario genetico ai piedi delle montagne. Valle Luio, Bergamo. Che su certe montagne ricordiamolo si nascondevano i partigiani che lottavan per la libertà, e allora guardiamola così, metaforicamente e romanticamente: rifiutare il mondo, resistere nel suono. Perchè romantica è l'idea che i Verdena per la terza volta abbiano registrato un disco (doppio!) in analogico dentro ad un fu pollaio, un piccolo casolare indipendente incastrato in una manciata di case, al cui fianco è parcheggiato il furgone rosso con cui è dai tempi dell'esordio "Verdena" (1999!) che i Verdena fanno tour e con cui i Verdena vogliono – motore scassato permettendo – portare in giro anche questo nuovo bellissimo maestoso "Wow". Titolo palindromo, onomatopeico, naif, entusiasta, semplice. Suono. Perchè come cantavano i Casino Royale "in pratica la pratica è un suono (suono suono suono)". Che poi proseguivano: "I can't get no sleep", non riesco a dormire. E sembra un curioso corto circuito maledetto. Perchè c'è sulle spalle di questi tre anni un peso che è l'opposto della leggiadria cristallina con cui è stato scritto questo disco. Gli attimi in cui quadri appesi alle pareti si trasformano in occhi venati di sangue, i divani in labbra fameliche e bavose, e le pareti si piegano come d'inferno verso l'interno dove tu, piccolo e stupido mostriciattolo umano, ti senti braccato e per niente al sicuro. Da poco dopo il tour di "Requiem" (2007), l'album stoner che ha diviso, la vita ha preso pieghe inaspettate e beffarde: rotti registratore chitarra e soprattutto hard disk con nove mesi di missaggio, liquidato lo storico manager che aveva procacciato loro il primo (e tutt'ora esistente) contratto discografico, Alberto è diventato papà, Roberta ha fatto la cameriera in un pub, qualche problema di soldi per campare... Poteva uccidere chiunque. Ma non se la musica è la tua vita. Non se lo è in questa maniera così pura e fondamentale. E così, belli come nel quadro "I musicisti" di Caravaggio, un po' persi un po' incantati un po' sporchi dentro l'intensità di un vivere pieno sotto lo scacco di una pozione magica.

"WOW". Stropicciate le vostre ciglia rock, questo doppio album è un capolavoro assoluto.
Alberto che scrive (e suona) al piano, più che alla chitarra. Luca che partecipa in maniera più profonda alla scrittura. Roberta che si trasforma anche in manager. Una cascata di synth. La voce dentro rispetto agli altri strumenti, la batteria forte. Take tenute buone nonostante la sporcizia (voci rubate, rumori d'ambiente, piccole imprecisioni), anzi forse buone anche per questo. Cori che partono dalla lezione dei Beach Boys per rimodularsi dentro un magma psichedelico che può esorcizzarsi in una chitarra acustica o in uno schiaffo stoner. L'esempio dei Flaming Lips come Alice nel paese delle meraviglie. L'idea radicata che la musica sia l'esatto opposto del machismo e della sporcizia sociale che sta alla base del lusso. Il grunge. Kurt Cobain e i Nirvana. L'overture dolcissima di "Scegli me" e la chiusura malinconica di "Lei disse", che sono come titoli d'apertura e chiusura. Un brano che si chiama "Loniterp" perchè assomiglia agli Interpol e contiene citazioni al "White Album" dei Beatles e "Sympathy For The Devil" dei Rolling Stones. Il mondo misterioso e affascinante del silenzioso Luca in "12,5", le medicine, e "Le scarpe volanti". Le cicche. Le birre. I giunti. I testi che sono una cascata di immagini che sono esse stesse suono. Cristi che sanguinano appesi alle pareti da sconosciuti. Le fiamme dell'inferno. I mostri del passato.

Prendetevi tempo, dategli tempo.
Un disco di calore respiri brividi. Denso pieno tracotante di roba. Come se un fiore chiuso per tre lunghi inverni decidesse tutto un tratto di sbocciare tre estati assieme. 27 tracce. Brani brevi, mai tirati per le lunghe. Si dice che la Universal c'abbia messo tre mesi a dare un parere, e diciamo che si può anche capire... "WOW" è completamente diverso dal passato, è il taglio della tela inaspettato e stupefacente. Ora, grattuggiate dalle pareti attimi momenti schegge, ha ansia di farsi sentire. E' un altro mondo che si incontra con questo mondo. Ed è semplicemente bellissimo. Perchè, semplicemente , i Verdena sono la più pura la più musicale e... ora possiamo davvero dirlo: la band rock italiana contemporanea più importante.

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