PUNTInESPANSIONE
Trentenni sofisticati 2011 - Cantautoriale, Rock, Folk

Trentenni sofisticati

Ci sono dischi che ti mettono in difficoltà, che non riesci a inquadrare. E altri che invece non ti creano di questi problemi. L'album dei Puntinespansione appartiene alla seconda categoria. Semplicemente, "Trentenni sofisticati" è un brutto disco. Banale, scontato e scritto male. Pochi patemi al riguardo.

Siamo dalle parti di un folk-patchanka con inevitabili tematiche impegnate. Poco importa che si parli di mercato discografico, casta politica, rivoluzioni più o meno concrete, petrolio, precariato o chissà che altro. Il punto del discorso è sempre lo stesso: che schifo, che vergogna, non ci sono più i bei tempi di una volta. Quando le cose erano genuine, i rapporti umani veri e la vita più semplice. Semplice come se al posto del petrolio si usasse l'olio, perché in quel caso "la pace regnerebbe sovrana / Pane, olio e vita sana". Aggiungete le figurine Panini e vi sembrerà d'essere dentro un discorso di Veltroni.

Al di là dei temi e del modo fiacco in cui sono trattati, purtroppo c'è anche un serio problema a livello di scrittura. I testi sono poco ispirati e faticano a rispettare la metrica, risultando spesso compressi per rientrare nei ritmi. Le musiche e gli arrangiamenti, poi, non riescono a seguire un'idea chiara: in ogni canzone si inseguono cambi di atmosfera che non riescono a essere punto di forza, finendo piuttosto per portare a una sconsolante mancanza di coerenza interna. I pezzi sembrano sfuggire di mano al gruppo, con musiche che cambiano scenario senza motivo e il cantato che fatica a inseguirle.

Il motivo? Forse i Puntinespansione non sono bravi e la cosa finirebbe lì, o forse è colpa di una tendenza troppo diffusa in questo genere, ovvero la convinzione che la scelta di trattare temi impegnati sia un lasciapassare sul modo in cui li si affronta. Errore gravissimo, va da sé. "Trentenni sofisticati" è qui a dimostrarlo.

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