LUX 13 2011 - Cantautoriale, Alternativo, Acustico

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I Lux fanno sembrare molto suggestivo il titolo del loro album, "13". Spiegano con molta cura perché hanno scelto di chiamarlo così. Perché è il numero delle tracce del disco, è il giorno di nascita dei due componenti del gruppo e poi sono passati, al momento della pubblicazione del cd, 13 mesi dal loro primo concerto. Tutta questa voglia di coinvolgere il pubblico mi fa credere che quello che sto per ascoltare sia un album pieno di canzoni ben suonate e ben scritte.

La traccia d'apertura, "Multimilionario", fa sembrare che i Lux ci sappiano fare sul serio. "Ego Interrotto" assomiglia moltissimo a "Multimilionario", lo stile non cambia, non ci prova nemmeno. Ma tra poco verrò stupita. O no? Dopo 13 tracce lo posso dire: no.
In compenso queste canzoni, piene di chitarra e voce più parlata che cantata, non sono nemmeno ben scritte. Tra le tante uscite infelici, in particolare c'è una frase che mi è rimasta impressa. Da cultrice della lingua italiana, devo ancora riprendermi."Televisione di merda beato chi ti perda".
Mi asterrò dal fare un panegirico semi-ironico semi-critico sul tema trattato. In ogni caso, poniamo che la televisione sia davvero un bel sacco di merda, Piero Angela compreso. La grammatica italiana che colpa ne ha, poverina? Se ci fosse stato scritto "Televisioni merde beato chi vi perde" sarebbe stato decisamente meglio. La sgrammaticatura non mi piace, soprattutto quando si potrebbe evitare con un poco di riflessione in più.

Se si guarda solamente all'aspetto musicale, ciò che si nota è l'eccessiva uniformità. I brani sono legati da un rock stantio che non lascia all'ascoltatore nulla su cui riflettere, la vocalità da frontman vissuto è piatta, non ci sono sfumature degne di nota, il tentativo di proporsi al pubblico come qualcosa di nuovo è purtroppo fallito a causa del continuo perdersi in giri di chitarra scontati. E' un album per nostalgici degli anni '60 (ma non quelli allegri, quelli belli pensosi) che però gli anni '60 non li hanno vissuti, per il semplice fatto che chiunque sia vissuto negli anni '60 potrebbe elencarvi decine e decine di dischi del genere migliori di questo.

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La recensione 13 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-28 00:00:00

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