Nova 76 Serpenti Sul Tavolo 2011 - Rock

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“Serpenti sul tavolo”, ultima fatica dei Nova 76, si aggiudica un sei scarso. La band milanese deve ancora dimostrare di “non aver paura del buio”.

“Serpenti sul tavolo”, ultima fatica dei Nova 76, si aggiudica un sei scarso. Possono dare di più e si sente. Un buon punto di partenza, o una base sulla quale lavorare maggiormente, è senz’altro la voce di Alberto. Il cantante rende molto di più sulle tonalità medio-basse. Quando “spara in alto”, spuntandola per altro in poche occasioni, si trasforma in una goffa copia di Manuel Agnelli. Inoltre, l’influenza del gruppo milanese sul trio bergamasco è fin troppo evidente nelle strutture dei pezzi, negli arrangiamenti, nei riff e perfino nell’uso del violino. La poetica invece sfiora gli argomenti più disparati, ma non è poi così marcata e risulta quindi sfuggevole e di difficile coinvolgimento.

I migliori brani del disco sono quelli in cui vengono posati i chitarroni e i toni si fanno più lievi. In questo caso le composizioni maggiormente ispirate sono proprio quelle più delicate. “Io ti aspetto”, è un pezzo che risente notevolmente dell’influsso Afterhours, ma che merita senza dubbio un ascolto ripetuto. “Chi ha visto gente vera?” è forse il passo più “contemporaneo”, o quantomeno, qui percepiamo rabbia e frustrazione giovanile, sentimenti della generazione odierna. Di norma, le altre tracce non emozionano né per le liriche né per le sonorità. Andrebbe corretto un po’ il tiro. Riconsiderare il proprio operato e mettersi in discussione una volta per tutte. Qui purtroppo rimaniamo nella limitatezza. In un modesto prodotto. Nella title track i nostri si divertono a fare un po’ di karaoke sopra un singolo qualsiasi dei primi Strokes. Sul finale invece, si concedono un pezzo in inglese con una piacevole intro stoner, ma con una mediocre chiusura strumentale.

Qualche pesante errore grava sull’operato della band, che in alcuni frangenti appare provinciale e poco professionale. Ciononostante, non abbiamo a che fare né con pivellini né con rocker dell’ultima ora, questo è chiaro. A testimoniarlo per esempio “Due dottori e un paziente”, un brano che funziona decisamente bene. Lo step successivo allora qual è? Osare di più, chiarire la propria identità artistica e dimostrare di “non aver paura del buio”.

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La recensione Serpenti Sul Tavolo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-12 00:00:00

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