Un mostro composito, quello dei Neo, tra jazz punk ed echi noise, esacerbato e finemente cesellato da un missaggio d'eccezione, firmato (nientemeno) da Steve Albini all'Electrical Audio di Chicago. Già dall'apertura respiriamo tutto il "classicismo" eversivo sotteso al disco: se l'ouverture è la prima delle quattro Inventions a due voci di Bach, tutt'e quattro le fughe presenteranno metrica identica all'originale, seguendo le direttrici del contrappunto ortodosso, ma dispiegate in chiave destrutturante e postmoderna.
"Il Dente del Pregiudizio" è un caotico tripudio freecore, di zorniana memoria, ma con indomita verve personale. Un giro distonico di chitarra aggetta nell'isometrica "Good Morning", snodo cervellotico, ribaltando quanto espresso fino a oggi dal jazz, e si badi, anche dal più oltranzista.
Naviga in un mare di progressioni impossibili, il combo laziale, dove Ornette Coleman e John Zorn sono solo il referente più immediato, e dove il jazz è solo una categoria di comodo, ma in una mistura che in realtà è tutta "cosa loro", una strada personale e ancora più oltre, originale.
Disco importante, per un gruppo ancora più sorprendente.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.