Cristina Donà Tregua 1997 - Cantautoriale

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L'ammaliante esordio della cantante milanese è una raccolta di schegge poetiche di disincantata quotidianità.

La Donà esordiente di Tregua ha già un lungo percorso alle spalle, iniziato con cover di U2, Michelle Shocked, Sinead 'O Connor e arrivato fino a un terzo posto su trecento al Premio Ciampi '95. Nel frattempo vi sono state la partecipazione al progetto Matrilineare, il supporto ai La Crus in tourneé, le collaborazioni con Chimenti, i C.S.I. e gli Afterhours.

Non è facile trovare un modo originale di cantare un testo in italiano. Ciò che si sente in giro ci hanno abituati a un troppo frequente rifarsi a modelli ormai consolidati. La Donà, invece, rifugge da modelli e tendenze che tirano, preferendo un proprio modo di cantare: propone melodie non intricate, impreziosite da acuti altissimi, lente, indolenti, ma fortemente capaci sia di dramma che di ironia (come la vita), spesso delicate, come in Piccola faccia. Riesce a cantare su testi non sempre facili da interpretare, ha una voce calda e tenera, a cui aggiunge sue modulazioni e "sotto cenere" si sentono vibrazioni che fanno intendere carattere. Chi ha avuto modo di vederla almeno una volta dal vivo, non dimentica la forza pacata del suo stare in scena. A volte recita il testo, ricordando la maniera saggia e stanca del Fossati davanti alla pianta del tè, altre volte la voce vi parla, a lungo, melliflua e ambigua, come un serpente, e poi all'improvviso si apre, nell'estrema dolcezza di un ritornello, come in Ho sempre me. L'Aridità dell'aria può sorprendere per l'uso proprio e misurato di un bel falsetto, che ricompare in Raso e chiome bionde: l'urlo "soffia via la polvere... rimane" dice chiaro cosa potrebbe questa voce, se liberata nelle cadenze disperate di un blues.

È un cantare che esprime e completa le emozioni dei testi: schegge poetiche di disincantata quotidianità, smarrimenti, contraddizioni, ironia, voglia di crescere e dolore della mutazione, ricerca, interrogativi; grida di indipendenza, ma intenso desiderio di comunione e profonda consapevolezza che al venir meno del confronto con gli altri viene meno il maturare. E invocazioni piene di buoni auspici, perché, come dice lei stessa, è sempre meglio "avere un'altra giornata d'amore da preparare". La produzione artistica di Manuel Agnelli e gli arrangiamenti dello stesso assieme a Maurizio Raspante intervengono con delicatezza sulle idee originali dell'autrice. Solo in alcuni tratti hanno calcato la mano, come in Ogni sera o in Stelle buone. Ma gustiamoci il loro tocco leggero e brillante in Piccola faccia, canzone in punta di piedi, o in Labirinto, un balletto della voce su corde pizzicate, organo e piano; gli archi sul ritornello di Ho sempre me, il violoncello, distorto piazzato qua e là, e gustiamo infine l'intuizione della chitarra con il tremolo nella bellissima e drammatica L'aridità dell'aria, con la sua coinvolgente progressione armonica. Tregua, un pezzo tragico e molto teatrale dedicato a Cobain, chiude l'album, sul passare di una toccante processione di una "fila lenta di spose" davanti ai massacri perpetrati per le società del video e per quelle degli altari.

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La recensione Tregua di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1997-07-10 00:00:00

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