Casino Royale Soul of Ska + Jungle Jubilee 2001 - Trip-Hop, Sperimentale, Ska

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Se è vero che la speranza è l’ultima morire, la (doppia) ristampa di cui mi accingo a scrivere è l’ennesima conferma che non bisogna mai disperare. Dopo aver infatti atteso diversi anni, riuscendo a mancare persino la ristampa di “Soul of Ska” curata dalla (all’epoca) moribonda Vox Pop, riecco sugli scaffali dei negozi i dischi che hanno segnato l’esordio dell’ensemble milanese che, ricordiamolo, all’inizio dello scorso decennio era persino riuscito a firmare un contratto con l’etichetta inglese Unicorn.

Ma questi due dischetti ci raccontano nuovamente delle origini, ricordando agli innumerevoli proseliti l’importanza di certe radici. Si parte, seguendo l’ordine cronologico, con “Soul of Ska”, album dal titolo inequivocabile e che riassume in 12 tracce i primi vagiti di una band ancora fortemente legata a modelli OltreManica ma già in grado di elaborare personali divagazioni sul tema; brani come “Bad times”, “Ten golden guns”, “Stand up, Terry!” e “Bonnie & Clyde” sono solo alcune fra le tracce che più hanno segnato la storia di quei tempi - e sicuramente anche diverse playlist dei dj che si rispettano. Ma, al contempo, come dimenticare il brano da cui prende il nome lo stesso gruppo? O, sull’altro fronte - quello più ‘soul’ - la rilettura di “Under the boardwalk” e della successiva “Someone says”, quest’ultima (ancora) ricca di rimembranze wave?!?

Un esordio, insomma, che ancora oggi regge benissimo il confronto e che già rivelava non solo le doti canore di quel Giuliano Palma, tuttora (nuovamente) coinvolto ‘da capo a piedi’ nei ritmi giamaicani, ma anche la compattezza di una band che commetteva pecche solo per la poca esperienza sul campo.

Il successivo “Jungle Jubilee”, pubblicato due anni più tardi, testimonia quindi la crescita della formazione, più sicura sia in fase esecutiva che nella scrittura dei pezzi, magari meno ‘diretti’ rispetto alle primitive incisioni, ma altrettanto efficaci. Non è un caso, ad esempio, che “Available swing” sia posta in apertura, a significare l’avvenuta maturazione; e persino il mixaggio, stavolta realizzato al Korner studio di Londra, rende appieno gli sforzi dei Nostri.

Inoltre, episodi come “White sun” (reggae virato dub), “Love is the law” (folkeggiante!), “Tam tam party”, “Eddie the hunter” e la title-track, ci mostrano, fatte le dovute differenze, una banda molto vicina agli esperimenti firmati dai Clash all’epoca di “Sandinista”. Da non dimenticare, però, la rilettura di “Skaravan petrol”, pezzo in origine firmato da Renato Carosone e qui rivisitato con la giusta dose di ironia e personalità.

In conclusione, non rimane che raccomandare caldamente l’acquisto a tutti, donne, anziani o piccini che siano. A patto che non possediate i vinili originali, ma c’è da scommettere che i solchi saranno già stati consumati e questa era un’occasione che aspettavate anche voi.

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La recensione Soul of Ska + Jungle Jubilee di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-18 00:00:00

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