Elektradrive Due 1997 - Rock, Hard Rock

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In questa uggiosa giornata di un incandescente maggio, il mio umore non e’ alle stelle, ma ci pensano gli Elektradrive a risollevare il mio stato di coscienza. Signori e signori ecco il migliore AOR eseguito in Italia. Tra l’altro proprio quest’anno dovrebbe uscire un nuovo disco degli Elektradrive, e l’attendo impazientemente dopo il positivo ascolto di "Due".Intanto comincio a rabbrividire, sara’ il freddo oppure la musica degli Elektradrive? Intanto mi eccitto all’ascolto dei pezzi. Il disco ha dei suoni e composizioni originali, anche se ovviamente ci sono dei modelli, ma pare che il gruppo torinese si avvicini di piu’ a quel grande raccordo anulare che annovera nelle sue congiunzioni Van Halen, Todd Rundgren, Touch. Dall’ascolto dei solchi scaturisce una grande unione fra i componenti del gruppo, un’intesa perfetta. "Due" mi ha soddisfatto in pieno, nessuna elucubrazione cerebrale masturbatoria, ma bensi’ buona ed energica musica. Anche se non e’ un concept album, i brani di "Due" ci appaiono bene impastati e sembrano essere stati composti tutti in una notte, anche se la fase pensante deve avere avuto il suo peso nella gestazione di questo album. Musicalmente gli Elektradrive superano le strade trite e ritrite del classico AOR, anche per merito delle magniloquenti orchestrazioni ottenute grazie ad un sapiente uso delle tastiere cosi’ celestiali. I brani sono stati composti tutti insieme dai membri della band. "Back on the road" una canzone che non e’ la cover del pezzo di Todd Rundgren (ma essendo per loro un eterno idolo, gli Elektradrive intitolano anche un altro pezzo con il nome di una canzone del leader di Utopia) e’ un rock grandioso, con un incedere ritmico molto indovinato, e magiche sinfonie vocali. "St.Valentine day" rievoca la drammatica giornata del 1929 che vide protagonista Al Capone e altre gang rivali di Chicago, tutta giocata su un riff di chitarra rock’n’roll preso in prestito ai Knack, ed oltre ai colpi di pistola si respira proprio un’aria pirotecnica con tempi serrati. Una canzone incendiaria, grande tecnica. Ma questi Elektradrive hanno le palle, pero’. "Sunset boulevard" e’ molto trascinante, con la sezione ritmica che si lancia in tempi piu’ neri, quasi funky. "Wild west" una bellissima ballata molto raffinata, con assoli di chitarra da sogno da parte di Simone Falovo; in un selvaggio west, una magica chitarra attraverso il bagliore di un lampo, si trasforma in un’armonica . "Right or wrong" altro grandioso brano con la chitarra in bell’evidenza ad arzigogolare fra i fili di una classica canzone dalla struttura piu’ semplice delle altre. "A man that got no heart" bellissima la voce di Elio Maugeri, arpeggi di chitarra e sintetizzatore per un pezzo dai risvolti quasi sinfonici, molto poetico e sofferto, echi di Asia. Peccato non aver inserito un semplice organo Hammond sfumato, avrebbe chiuso questo brano in maniera splendida. "Due" un riff di chitarra grandioso con spruzzate di sintetizzatore, e l’axe-man Falovo a troneggiare! "The magic lamp" incalzante, liquida e profonda questa canzone si riempie di una luce nuova proprio come vedere il mondo con un paio di occhiali tridimensionali, intricante la voce del genio della lampada. Se fosse stata composta prima, senz’altro gli Hunter se la sarebbero accaparrata per il loro album "Dreams of ordinary men" prodotto da Todd Rundgren. "Dream on" e senza volerlo entriamo proprio nel mondo dei sogni per una ballata dal sapore nostalgico, con una chitarra da brividi, schizofrenica e bipolare, ti assale, ti avvolge, ti rassicura, ti copre col suo mantello sonoro vellutato. Questi sono gli Elektradrive, in Giappone se ne sono accorti, infatti i loro dischi sono pubblicati nel paese del Sol Levante, e in Italia la stampa e gli ascoltatori che fanno? Dormono! Io invece sogno il quarto album della formazione torinese.

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La recensione Due di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-05-21 00:00:00

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