Totò Zingaro Salgari privato 2011 - Cantautoriale, Folk

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Il luogo più esotico talvolta è l’intimità delle nostre vite. Totò Zingaro si mette sulle tracce private di Salgari disegnando un mosaico policromo di musica e parole.

E' una domanda che mi sono legata al dito da tempo: “Viaggiamo armati per inseguire un sogno che già esiste in noi, di cui aspettiamo trepidanti la conferma? O viaggiamo disarmati, ingenuamente pronti a capire e accettare l’altrove?” Se lo chiedeva, Dacia Maraini. Ora che mi trovo a parlare di un disco dedicato ad Emilio Salgari - lo scrittore dell’Oriente esotico che mai si mosse da casa sua - mi è tornata la curiosità. Certo è che Totò Zingaro - con il suo secondo concept-album (il primo era “Il fazzoletto di Robert Johnson") - ha scelto di condurci attraverso gli sfaccettati e talvolta intricati tratti di sogni, fantasmi e pensieri privati; dello scrittore veronese, ma anche di noialtri.

L’album si apre all’insegna della leggerezza e di una indefinita malinconia con “L’ombra del chiodo”. Ma il cambio radicale e forse un po’ brusco è dietro l’angolo con “Tre pagine al giorno”: la canzone sulla catena di montaggio della creatività è delegata alle chitarre elettrificate e ad un ritmo tirato vagamente punk. Ed ecco allora che i personaggi reali e quelli inventati dalla penna dello scrittore cominciano ad alternarsi, come alternate e variegate sono le scelte musicali: dal pop d’autore di “Ida Aida” ai ritmi latineggianti di “Fatima”, al reggae molleggiante de “Il corsaro nero”, passando per la martellante ma lieve litania della bellissima “Gli infelici delle navi” . È un percorso ascendente, un climax di intensità e irrisolvibile tragicità che si affida alla voce di Emidio Clementi - sul final de “Il rasoio Orientale” - per l’ultimo racconto, quello in cui pianto e coraggio, eroismo e paura, amore e disperazione, Salgari e Sandokan si mischiano nel “per sempre” della morte.

Eppure è un finale apparente, perché la musica riprende in una ghost-track che intreccia la storia l’Italia di ieri e di quella di oggi. È questo l’aspetto più intrigante dell’album che emerge ogni tanto con sorprendente discrezione: attraverso quello che sembra un piccolo omaggio allo scrittore veronese nell’anno in cui cade il centenario della sua morte, si consuma una quasi impeccabile e dolente ode all’Italia, quella che noi oggi abitiamo, ordinaria e piena di guai.

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La recensione Salgari privato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-29 00:00:00

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