Paolo Fattorini Padre 2011 - Pop rock

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Tiziano Ferro e David Bowie, ispiratori agli antipodi dell'ambizioso Paolo Fattorini, che sogna Timbaland e Top of The Pops. La strada è ancora lunga.

Registrazione e produzione impeccabili per essere un esordio. Arrangiamenti molto curati per un prodotto pop quasi inattaccabile sotto il profilo di professionalità, intenzione ed esecuzione. Siamo in Italia, ma guardiamo con occhi trasognati l'America. All'R'n'B degli ultimi vent'anni. Craig David, R. Kelly e il solito e istrionico Justin Timberlake. Echi della sfavillante estetica anni '80. Paolo Fattorini si erge a contemporaneo Ziggy Stardust sceso in Terra. Prova a illuminarci. Tenta di raccontarci e codificare il nostro tempo. Il nostro mondo. Ispiratori distanti anni luce fra di loro: Tiziano Ferro e David Bowie, ma anche il cantautorato italiano più classico.

Molto pretenzioso. Un ambizioso progetto musicale e multimediale presentato al "popolo" con l'aggiunta di un dvd e di un libro esplicativo. Tanto di cappello a chi prova ad andare oltre, dimenticando che quando si cade da molto in alto, le conseguenti fratture saranno ovviamente più gravi. Più articolate e dolorose. "Padre", 8 brani di plastica multicolore. Un disco che appare superficiale perché adopera e si serve di un sound caramellato. Non è così. Tematiche importanti affrontate con lo spirito più pop, forse un po’ datato e non così fresco. I pezzi? "Chissà se c'è vita su Marte" funziona eccome, se non fosse che il Duca Bianco ha composto una "canzoncina" come "Space Oddity" più di 40 anni fa. "Spesso" è debole, troppo. "Accade" è puro Usher intento a cantare e ballare a Top Of The Pops. "Dal Cosmo" non è affatto male, peccato per quel finale un po’ lagnoso, pedante.

Bene quando i toni si fanno più autorevoli e densi. Male quando l'impeto "muore" sotto le baionette dei falsetti (un po’ Cugini di Campagna) e degli eccessivi handclap. "Non dormo più" sembra scritta da un altro Paolo, vi ricordate Meneguzzi? Proprio lui. Non è un disco “difficile”, indecifrabile o così stratificato, ma non si tratta nemmeno di musica usa e getta. Overdose di citazioni e di sapori d'oltreoceano, ma di extraterrestre c'è davvero ben poco. Un artista che adora e aspira a diventare Timbaland. Non lo biasimo di certo. Ma la strada è ancora lunga.

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La recensione Padre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-12-14 00:00:00

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