Capitan Love The Wasted Years of Capitan Love 2011 - Pop, Indie

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Qualcuno tra i più attenti e i meno modaioli (ché – lo sappiamo benissimo – anche nei circuiti non mainstream imperano mode fatue che fanno danni) nel lontano 2004 si sarà innamorato di un disco piccolo e strano, di una misconosciuta band di Udine: "To Be Played at the Maximum Volume" dei The Erotics. Le loro tracce negli anni si sono perse. Per fortuna arriva a salvarci il disco del leader di quella formazione: Capitan Love, alias di Raniero Spinelli, è arrivato a salvare le nostre anime smarrite. Sa di esserci mancato e perciò intitola il suo disco "The Wasted Years of Capitan Love". Riemerso dal suo personale lost weekend ci regala mezz'ora di canzoni in cui non si prende troppo sul serio ("I'm not an arab sheep because I'm only a little shit / I was dying in my bed but thank god now I'm still here / when I spoke with cool people I felt like a Jannacci song / I'm not David Bowie but I'm not a fat clown too") ma si erge comunque a paladino di tutti noi non allineati.

Ponendosi come un ideale e autoironico incrocio tra Daniel Johnston, Bobby Conn, David Bowie, Blur (quelli 1993-1999, che scrivevano come Bowie e si arrangiavano come i Kinks o come i Pavement) e Sufjan Stevens, Capitan Love sforna un disco gradevole, che non ci si stanca di ascoltare e di cui ci si innamora piano, come di certe giornate di sole ottobrine, e contiene anche un paio di pezzi da urlo, come "Lo Stagno delle Rane" e "Kitchen Flower" (la "Girls + Boys" del disco).

Presenze sotterranee percorrono però il disco. Il fantasma dei Beatles, ad esempio: "I got blisters on my fingers" grida il Capitano alla fine di "Blow into the Sky", citando Ringo alla fine di "Helter Skelter"; in "Lo Stagno delle Rane" compare per un attimo un violoncello che cita una frase di "Eleanor Rigby" di Sir Paul. O il gusto della parodia: sempre in "Lo Stagno delle Rane", quando il Capitano chiama la ripartenza scandendo "One, two three eleven", prende chiaramente in giro gli U2 di "Vertigo" (che parte con un "unos, dos, tres, catorce!"); e tutta "Ennio" (Morricone), con tanto di duetto tra la voce maschile del Capitano e quella femminile di Marzipan Marzipan secondo me è una canzonatura dei Baustelle.

Sempre in bilico tra affermazione seriosa e subitanea ritrattazione (auto)ironica, citazionista quanto basta per soddisfare noi malati di musica, Capitan Love ha confezionato un altro grande disco. E se non ve ne accorgete vuol dire che il vostro gusto si forma sulla cricca degli aperitivi di quella grande città che sapete.

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La recensione The Wasted Years of Capitan Love di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-21 00:00:00

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