Marco Smorra Marco Smorra & I Tempi dei Moderni 2011 - Cantautoriale, Rock'n'roll, Pop rock

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Un disco nell'area del cantautorato in cui si cerca di affrontare la materia con un pizzico di ironia. Ma cccorre qualche sforzo in più per reggere qualitativamente sulla lunga distanza.

Ogni volta che si tratta di recensire lavori che bazzicano nell'area del cantautorato è, forse più di altri, una sfida: bisogna superare infatti quel pregiudizio intrinseco del genere, che porta spesso a pensare che si tratterà di qualcosa di mediocre, vista la difficoltà a tirare fuori qualcosa di nuovo nel genere.

Il disco di Marco Smorra riceve quindi, nel momento dell'approccio, il trattamento appena descritto; anzi, le battute iniziali affidate a "Alle sei di mattina" peggiorano la situazione. Dopo diversi ascolti, però, questo arrangiamento a metà tra il Caputo più popular e le prime cose di Baccini cominci ad apprezzarlo, dando persino qualche possibilità alle tracce che seguiranno. La successiva "Colpo di stato" ha invece accenti marcatamente più folk, quasi country, con un testo dissacrante sull'Italia e gli italiani ("Colpo di stato / oh ma che colpo se lo Stato qui non c'è"). Molto curiosa "Il potere delle donne", in cui Smorra non solo azzecca in pieno l'arrangiamento r'n'r old-style (inserendoci persino un sax) ma anche lo svolgimento del testo in stile Skiantos: "È inutile far finta di niente, le donne hanno un'arma potente: figa power". Peccato si sbrachi su "Il mio bar", dove il tentativo di voler ironizzare sui social network e i trend che questi generano ("...e la nostra società multimediale per natura / tra Facebook ed il MySpace preferisco il mio bar / le solite facce del mio bar / è la realtà forse poco eccitante ma è verità") diventa un obbrobrio super-retorico, quasi voglia provare a ispirarsi a Gaber ma finisce per sembrare un Vasco Rossi degli esordi andato a male.

Gli riesce un pelino meglio "L'amore essenziale", dove decide di fare il verso ai neomelodici, inventandosi anche un intermezzo piacevole in cui simula una telefonata che sancisce la fine di una storia. Inconcludente invece (o se voleva essere un esperimento 'non-sense' allora non l'abbiamo capito...) il funky de "La gobba", mentre "Precario rock'n'roll" ha dalla sua solo un buon arrangiamento, a dispetto di un testo piuttosto insipido ("Ma che vita la mia vita da precario / vorrei fare il tronista a vita"). Si chiude con "La fregatura", canzone che nelle strofe assomiglia a "Gli spari sopra" (e torna ancora il Blasco nazionale), mentre nel testo si tentano citazioni un tantino forzate di De Andrè ("E tu hai creduto al gran maestro, che dai diamanti non nasce niente e dal letame sì, é dal letame che nascono i fiori"), pur essendo nobile l'intento (la critica ad un sistema consumista raccontata da un uomo ormai disilluso).

In conclusione pensiamo ci siano margini di miglioramento, non tanto a livello musicale, aspetto su cui l'artista ci pare ampiamente rodato, bensì a livello di liriche, a volte elaborate in maniera didascalica. Occorre qualche sforzo in più per reggere qualitativamente sulla lunga distanza.

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La recensione Marco Smorra & I Tempi dei Moderni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-31 00:00:00

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