Giordano Di Fiore American Disaster 2010 - Cantautoriale, Sperimentale, Pop rock

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Serve ancora tanto impegno e un reset quasi totale dei modelli ispirativi per raggiungere risultati degni di nota

Non inizia esattamente nel migliore dei modi questo disco: se sorvoliamo sull'apertura anonima di "Cometa n°9", la successiva "Testosteroide" è davvero qualcosa di inascoltabile. Mettere infatti in musica un testo dove si cantano concetti del tipo "Ma quante guerre mondiali / guerre di religioni lotte e rivoluzioni / bombe e distruzioni silenzi e commozioni, perché arriva TESTOSTEROIDE / ma che strana idea lui ti conquista, poi lascia la scia" corrisponde ad uno sforzo artistico pari a zero (e vi ho detto solo del ritornello, per vostra fortuna). Poi potremmo anche convenire con l'artista quando sostiene "[...] ma che teoria dell’evoluzione semmai teoria dell’ovulazione / tutto gira intorno a un ormone / la teoria della repressione tutti affetti da depressione nuovi complici dell’oppressione", ma ci aspetteremmo un pizzico di poetica in più e meno didascalia - anche perché l'arrangiamento è banale al punto che l'ascoltatore si concentra quasi esclusivamente sulle liriche.

Tanto basterebbe per terminare qui la recensione di un album che, quando va bene, ricorda una sorta di copia sbiadita degli Stadio. Ma la deontologia impone l'ascolto complessivo dell'opera, e per fortuna qualcosa succede; nulla di eclatante, sia chiaro, però "Canzone (del sole)" e "Trockii", ad esempio, potrebbero appartenere (musicalmente parlando) al repertorio di un Dente agli esordi - con, purtroppo, il solito punto debole delle liriche. L'inaspettato (mezzo) colpaccio arriva però sul finale, quando ormai avevamo quasi desistito: "Claudio e la piazza" si rivela bella nella sua semplicità, costruita su una sorta di loop letterario/musicale che ricorda, nell'interpretazione, un Vasco Brondi in acido. Altrettanto riuscita la reprise della title-track, una sorta di lunga citazione degli Offlaga Disco Pax (in particolar modo per il testo), arrangiata però in chiave quasi fusion(!).

Insomma, quando - al netto delle liriche, disastrose nel 90% dei casi - Giordano Di Fiore abbandona arrangiamenti da pianobar di terz'ordine ("Chimica", "Luna", "Blues", "Sono io (quello che paga)" e la title-track) la sua ricetta ha dei buoni motivi per essere migliorata. Serve però ancora tanto impegno e un reset quasi totale dei modelli ispirativi per raggiungere risultati degni di nota.

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La recensione American Disaster di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-02 00:00:00

COMMENTI (5)

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  • giordano 12 anni fa Rispondi

    Non ti preoccupare, non era un autodafè il mio (anche perchè non credo rockit sia l'inquisizione!): al di là di documentarsi, sacrosanto, era un suggerimento ad ascoltare l'album Testosterona della Bersuit, che certamente merita!
    Comunque, tra dire che una trasposizione non sia riuscita, a proclamare che sia qualcosa di inascoltabile, c'è un vero abisso! Ciò che mi appunto sorpreso è stato il tono un po' "muscolare" della recensione, come fossi un gigi d'alessio da demolire..siccome non c'è nessuna produzione dietro, non ci sono arrangiatori o musicisti dietro, non ci sono soldi, ma c'è semplicemente una persona che ha delle idee e le esprime, sono rimasto, diciamo così, un po' attonito.
    Il testosteroide ci rende tutti un po' vittime, ma d'altronde fare dischi, o fare recensioni, sono azioni sicuramente vittime della stessa colpa, figlie dell'ego.
    Dico queste parole in amicizia, apprezzando in ogni caso la possibilità di replica offertami dai commenti, ed apprezzando sinceramente la tua voglia di dialogo, non così frequente. Giordano

  • faustiko 12 anni fa Rispondi

    Giordano, prima di scrivere una recensione mi documento il più possibile e ho letto che "Testosteroide" é ispirata a quel pezzo (rockit.it/giordano/canzone/…). Ritengo cmq che la trasposizione in italiano non sia particolarmente riuscita... o quantomeno non riesca a rendere la sensazione di sfottò (mio parere, ovvio...).

  • giordano 12 anni fa Rispondi

    Perchè non difetti mai l'ironia, affinchè non ci si prenda mai troppo sul serio, sono lieto di suggerirti questa canzone youtube.com/watch?v=s4jV5lX…, realizzata dai nostri cugini argentini de La Bersuit, uno dei migliori gruppi degli ultimi anni, purtroppo poco conosciuti in Italia. Il testo della canzone è qui rock.com.ar/letras/10/10857…
    Testosterona è a mio parere un album fondamentale, in cui si riescono ad introdurre riflessioni profonde con il classico sfottò porteño (come quello napoletano!). Testosteroide nasce da lì. Che questi commenti almeno servano a far conoscere questa arguta banda latina.

  • faustiko 12 anni fa Rispondi

    Eh, Giordano... per fortuna che non tutti la pensano così (ma almeno io qualche sforzo in più ce l'ho messo nell'ascolto...)

  • giordano 12 anni fa Rispondi

    Per fortuna non la pensano tutti così, altrimenti ci sarebbe da spararsi (qualcuno in passato lo ha anche fatto..)
    Curiosamente, questa recensione apparsa su un'altra rivista sempre essere l'esatto opposto della presente:
    saltinaria.it/recensioni/cd…

    E' un circo davvero divertente..
    E, tutto sommato, gli Stadio non sono così male!
    Grazie,
    Giordano