Industria Industria 2011 - Rock, Indie, Alternativo

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Giovane band mantovana all'esordio, compatto ma non memorabile. E un po' troppo fedele ai suoi modelli

Mantovani, giovanissimi, gli Industria esordiscono con questo ep omonimo. La bio, sebbene un po’ naif, inquadra bene il loro sound: dichiarano tra le loro influenze principali “il basso di Giulio Favero, ma con molte altre sfaccettature”.

Per le altre sfaccettature vedi alla voce Afterhours e Marlene Kuntz, il cui modello ricorre un po’ più di quello del Teatro degli Orrori, viste le linee di cantato della maggior parte dei pezzi; i recitati in “Cosa succede” e “Piogge di no” e certe bordate sonore sono invece indiscutibilmente capovilliane. Testi criptici (con “termini alla Godano”, dice la biografia) e un discreto carisma del cantante Mattia Bortesi, mutuato anche dai Litfiba più scuri (“Tra parentesi”). Queste influenze, grazie anche alla presenza del synth, creano un amalgama sufficientemente compatto. Ma mai memorabile.

I pezzi in sè, poi, lasciano un po’ a desiderare: faticano a superare l’impressione di già sentito o di superfluo, e spesso si rivelano eccessivamente lunghi e verbosi (e la suddetta terminologia “alla Godano” non aiuta). Inevitabilmente acerbi, essendo i primi sei brani propri “ammucchiati” (sic) dalla band. A cui non manca comunque il tempo per lavorare in modo più approfondito sulla composizione: fino a trovare qualcosa che rappresenti veramente le sue istanze, e non quelle dei propri numi tutelari.

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La recensione Industria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-06-11 00:00:00

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