Max Zanotti L'illusione 2011 - Pop

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Un disco in cui Zanotti non riesce a mostrare il talento che lo contraddistingue

Dopo l'esperienza Deasonika, conclusa probabilmente per mancanza di stimoli da un lato e, dall'altro, per una mancata risposta del (grande) pubblico, Max Zanotti si ripresenta sulle scene in veste solista. Il classico percorso, insomma, che si verifica quando le band perdono la spinta propulsiva e la figura per antonomasia più rappresentativa sceglie di continuare da sola.

Nel caso specifico, inoltre, la voce di Max Zanotti è fra le più belle del panorama musicale italiano ma il rischio è, come fu all'epoca dello split di Francesco Renga dai Timoria, di essere considerato un cavallo di razza dotato esclusivamente di una dote vocale eccelsa e nulla più.

Questo disco, infatti, privilegia quasi sempre la vena più pop, finendo a tratti per essere un copia sbiadita dell'ex compagno di viaggio di Omar Pedrini. Certo siamo ancora lontani dalla metamorfosi completa di Renga, però Zanotti lo preferiremmo meno - molto meno! - vincolato a quel modello. Ci piace ad esempio quando cerca vie di fuga sulla scia dei Depeche Mode di "Exciter" in "Ho inseguito l'eternità" e "Ok", oppure quando si concede il lusso di farsi accompagnare dalla sola chitarra acustica in "My beautiful girl". Scontato scriverlo, ma l'iniziale "Soldati", il ricordo più vivo della sua ex formazione, è la traccia più affascinante del lavoro, sia per il testo che per l'arrangiamento.

Però, in buona sostanza, avremmo preferito affrontasse la materia mettendosi molto più un gioco, con una produzione dei suoni che privilegiasse il rischio piuttosto che il facile richiamo dei network radiofonici. Brani come "Il sole", "Polvere" e la title-track rappresentano proprio il classico compitino da consegnare, parafrasando Battiato, a direttori artistici da mandare in pensione. Il resto, poi, è puro contorno per raggiungere un numero minimo di tracce affinché si possa parlare di album.

E alla fine dei conti la scena è talmente affollata che fare spazio anche ad un cavallo di razza fuori contesto ci sembra fuori luogo. Il consiglio è che, artisticamente parlando, recuperi il terreno perso e mostri il talento che lo contraddistingue, puntando magari su un inedito effetto sorpresa.

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La recensione L'illusione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-26 00:00:00

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