Come definire questo primo lavoro solista di Matteo Angelucci? La risposta, ambigua ma calzante, è: vario. Infatti, le influenze che accompagnano il giovane ‘one man band’ milanese (ma trapiantato a Forlì, dove è attivo musicalmente da più di 10 anni) sono molteplici e ben miscelate.
La prima impressione che si ha è che Matteo giochi a fare il Moby dell’Emilia Romagna, ma non è così semplice: la tessitura chitarristica che da spessore ai brani ha forti reminescenze del sound di mostri sacri quali Al Di Meola o Pat Metheny, mentre la struttura generale del lavoro ha robusti richiami a tutta quella scuola di nuovo pop elettronico italiano - alla Bluvertigo e Soerba per intenderci.
La mezz’oretta del dischetto, comunque, scorre via piacevole, anche se di tanto in tanto emergono delle palesi ingenuità, come ad esempio il ritmo caraibico di “Flò”, con tanto di percussioni e fischietti alla brasiliana, lascia francamente perplessi. Di contrappunto pezzi come “Wappa” o “Metamorfosi” hanno una costruzione piacevole e un utilizzo divertente ed intelligente dei sampler - quà e la escono schegge impazzite prese da film e trasmissioni televisive.
Un discorso a parte merita “My style”, dove il lavoro al sassofono di Stefano Serra impreziosisce la già riuscita linea melodica del brano. Nella title-track, invece, emerge invece a tratti l’amore del Nostro per un certo heavy metal classico.
Infine, citazione d’obbligo per l’artwork del cd che, nella sua semplicità, è davvero ben fatta.
In definitiva un’artista da rivedere in seconda battuta con alle spalle una produzione professionale ed una casa discografica.
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La recensione La corsa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-04-16 00:00:00
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