Diventa sempre più difficile, disco dopo disco, trovare le parole giuste e adeguate per raccontare le gesta dei Grimoon. Nel panorama italico non sono infatti moltissime le band capaci di mantenere dritta la barra, continuando con umiltà a proporre la propria musica senza tentare voli pindarici o chissà cos'altro.
Nello specifico di questo lavoro, il quartetto franco-mestrino è stato bravo a tal punto da coinvolgere Pall Jenkins dei Black Heart Procession nel ruolo di produttore, dopo un periodo passato insieme a loro in tour. Ne è venuta fuori una meraviglia, quasi inaspettata per quanto bella. Non abbiamo idea dei provini che Solenn ed Alberto si siano messi in valigia e cosa sia riuscito a fare Pall Jenkins una volta seduto in cabina di regia, ma poco importa considerando l'ottimo risultato finale.
Qualcuno magari lamenterà che i ragazzi abbiano messo in disparte l'elemento più festoso della loro musica (fatta eccezione per "Directions"), scurendo tantissimo le trame sonore - e forse era inevitabile avvenisse un passaggio del genere se decidi di metterti nelle mani di una delle menti dei BHP. Ma con un album del genere, i Grimoon di oggi ci sembrano inattaccabili: ispiratissimi e soprattutto sempre in grado di mantere altissima la tensione per tutte le 8 tracce. Quando poi arriva "Monuments aux deserters" (il cui climax ricorda da vicino i momenti epici degli Arcade Fire) raggiungono l'apice, perché in quei 6:30 è racchiusa gran parte dell'intesità emozionale che "Le deserteur" saprà trasmettervi.
Questo disco però non è solo quella canzone, è un'intera opera ricca di pathos, anche quando il ritmo è in modalità slow-motion ("Les coulers de la vie", "Drawn on my eyes", "Les démons du passè") e quasi ti ipnotizza all'ascolto. L'altro grande pregio è la varietà di colori con cui dipingono le loro canzoni; certo si tratta solo di tonalità scure, ma qui ogni singola sfumatura scatena molteplici emozioni come mai prima d'ora. Ed è proprio in questi frangenti che si intuisce il grado di maturità raggiunto da un gruppo di persone/musicisti in perfetta sintonia.
Esitare ancora prima di avvicinarvi a questo capolavoro sarebbe un vero peccato, perché "Le deserteur" si conferma l'ennesima grande prova di una band della quale c'è solo da andare orgogliosi - e che, per il sottoscritto, insieme a "Pacifico" dei BadLoveExperience, rappresenta in quest'inizio 2012 l'ideale manifesto di un'Italia sempre meno provinciale.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.