Perla Madre Tuna D 2002 - Rock, Indie, Alternativo

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Sono sincero: “Tuna D” è proprio una brutta (e al contempo bella) gatta da pelare. Seguo infatti questi adorabili piacentini fin dal loro esordio, e confesso di essermi affezionato alle loro melodie che in molti casi ritengo irresistibili. Al contempo, però, ho sempre pensato che gli mancasse ‘il colpo di reni’, quel quid che li facesse approdare nell’Olimpo del Rock Italiano - ammesso che a loro fosse mai interessato arrivare fin lassù - per battezzarli definitivamente come ‘next big thing’.

Il problema, quindi, è che “Tuna D” non sposta di un millimetro questo giudizio; anzi, se possibile, lo inchioda (speriamo non) definitivamente, a dimostrare che i Nostri necessitano di qualcosa (qualcuno?) che gli consenta di non rimanere per sempre impantanati in questa situazione.

Messa giù così, però, farei un torto ai Perla Madre e alle loro canzoni, trattamento che non si meritano assolutamente; ma non perché l’affetto abbia corrotto il mio spirito critico, ma per il semplice fatto che questo loro terzo parto contiene alcuni brani irresistibili. Ascoltate ad esempio il poker d’assi iniziale: l’attacco affidato a “L’inevitabile conseguenza del prestare i libri” è da lacrime, un climax elettrico che conduce dritto dritto ad un’esplosione finale dal fragore lancinante. Subito dopo “Instabile nella stanza”, progressione chitarristica di rara bellezza, e “Lo scherzo del cervello”, altro climax ricco di frammenti pop. Infine “L’amore d’amianto”, psichedelica negli intenti ma radioheadiana nell’evolversi.

Nessuno di voi, credo, rimarrebbe indifferente a questi quattro ‘assi’; peccato, però, che nel proseguio i ragazzi non riescano a replicarsi, o almeno a questi livelli. Non che le altre 8 tracce messe in fila mostrino chissà quali debolezze, ma nessuna presenta particolari sfumature di rilievo. Forse perché i Perla Madre preferiscono rifugiarsi in canzoni che seguono fin troppo certi schemi ‘classici’ del genere; quando invece si abbandonano a (riuscite) sperimentazioni - come nel caso delle due versioni de “La luce elettrica” - il disco riprende quota, ma sarebbe bastato un e.p. per farci gridare (finalmente) al capolavoro!

Continueremo comunque a conceder loro la fiducia guadagnata in questi anni, con la speranza di ritrovarli pronti per il definitivo battesimo a ‘prossima cosa grossa’: i mezzi ci sono tutti.

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La recensione Tuna D di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-05-21 00:00:00

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