Indie rock delicato, elegante e che strizza più di un occhio al pop, ideale colonna sonora per que i momenti indispensabili da dedicare a sé stessi in risposta ad un sovraccarico di rumore e tensioni.
Indie rock delicato, elegante e che strizza più di un occhio al pop, ideale colonna sonora per que i momenti indispensabili da dedicare a se stessi in risposta ad un sovraccarico di rumore e tensioni.
La formazione bolognese impressiona per l’abilità nel variare suoni ed intensità, pur non allontanandosi dal canovaccio sonoro intrapreso e senza mai abbandonare arrangiamenti corposi e curati dettaglio dopo dettaglio. L’album risulta piacevole, stiloso e soprattutto mutevole, con ciascuna delle 7 tracce in grado di distinguersi dalle altre, anche solo per particolari o sfumature, pur non perdendo i connotati propri del progetto. Si rivela inoltre azzeccato l’utilizzo saltuario ma assai ben dosato di atmosfere cinematografiche, affinando e personalizzando maggiormente il tutto.
L'album convince per intero, vi segnalo per puntiglio: “I should stand up”, pezzo malinconico con sonorità garbate e tendenti a quel (brit) pop di livello e “Psychowhisper”, una ballad indie avvolgente e coinvolgente che apre e chiude con il un intro western su riffettino in stile Doobie Brothers e chiude con Truffaut (visto il nome della band sembrerebbe che tutto parta da lì). Più che promossi, spero di sentire i loro nuovi lavori.
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La recensione Happy Difficult Times di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-17 00:00:00
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