Diego Perrone Dove finisce il colore delle fotografie lasciate al sole 2012 - Pop, Indie, Electro

Dove finisce il colore delle fotografie lasciate al sole precedente precedente

Non solo “quello che canta con Caparezza” e non solo frontman dei Medusa: Diego Perrone svela la sua anima di sensibile cantautore elettropop.

A Torino, d'estate si prende il sole al parco del Valentino e di notte si fa finta che il lungopò sia un lungomare. Per chi viene da veri posti di mare è una tristezza, chi è di Torino o di qualche città senz'acqua, si accontenta, e ogni tanto gode, del gioco d'immaginazione. Diego Perrone l'immaginazione l'ha spinta oltre: come sarà Torino, si chiede in “Surf 2012”, quando “arriverà il mare fino a qui in città”, come sarebbe fare surf fra i portici sommersi dalle acque? Una visione dell'apocalisse raccontata con un brio capace di renderla attraente (tranne forse che per i creativi protagonisti di “Brucia la città” di Culicchia, che andavano in giro per Piazza Vittorio con una tavola da surf sottobraccio: doverla usare la renderebbe un accessorio troppo utile per essere cool), un'apocalisse elettro-pop ballabile e ironica, ma non senza una vena di oscurità, la stessa che attraversa tutto l'album.

Che si apre con “Uno di quei giorni”, canzoncina estivissima e orecchiabilissima che ricorda quei personaggi estivissimi e orecchiabilissimi tipo Luca Dirisio, ma subito dopo arrivano la chitarra e le voci nostalgiche di “Cambia sempre”, e l'estate torna ad essere una stagione fredda, fatta di fotografie che sbiadiscono in un attimo e notti passate a fumare e a voler fuggire via, avvolti dal buio di un dub che si apre in un ritornello mestamente cinematografico (“Jackie Treehorn”, ispirata a “Lujon” di Henry Mancini).

Un'estate da spiagge solitarie come quelle cantate da Battiato - “Summer on a solitary beach” è una delle due cover: bello l'arrangiamento di sole voci, un po' meno il cantato troppo imitativo (più personale il rifacimento di “Pop Life” di Prince) – e da locali dove chi è fuori dal tunnel del divertimento si sente fuori posto (“Santostefano” - non poteva mancare un featuring di Caparezza). Un'estate che scorre leggera e malinconica come la pioggia di “Rainy Baby”. Come la musica di Diego Perrone.

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La recensione Dove finisce il colore delle fotografie lasciate al sole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-27 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • carodisastro 12 anni fa Rispondi

    bello bello

  • 12 anni fa Rispondi

    un disco di pop elettronico con testi in italiano, è da un pò che non vedevo un disco degno di nota con questo caratteristiche.