Giardini di Mirò The soft touch (ep) 2002 - Psichedelia, Noise, Alternativo

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Non è un azzardo definire i Giardini di Mirò come una delle migliori realtà musicali italiane - e non solo. Arpeggi lenti di chitarra su ariose distese armoniche di basso e tastiera, un dolcissimo malinconico prato su cui sdraiarsi accompagnati da un tromba morriconiana che duetta con un violino o un violoncello, mentre un batterista colpisce con classe il rullante e schiaccia il pedale della cassa. È un pomeriggio inquieto, le anime corrono qua e là e sputano poche parole. La musica parla da sé, il mio bisogno è guardarti negli occhi mentre un suono soffuso esce senza urlare dalle casse, e guarda dritto dritto dentro. “Andiamo a guardare fuori dalla finestra che ho voglia di accarezzarti”.

“The soft touch” è il nuovo tassello della discografia della band e ne dimostra la maturazione in maniera equivocabile. È “The soft touch of Berlin guitarfalling” ad aprire l’ep, seguita da “Malmoe (…my supreme Idea of Love)”, i due episodi inediti, entrambi visionari e cinematografici. Il primo, accompagnato dalla voce di Kaye Brewster ha un onirico sapore vagamente irlandese e ha sicuramente dignità propria anche senza canto. “Malmoe” è invece un’esplosione in crescendo, dove Emidio Clementi si unisce alla formazione emiliana per recitare alla sua maniera sopra un suono questa volta prima stranito e poi quasi convulso. C’è poi anche “Floor Pile”, buona cover di Shannon Wright (la 'divina', come dice qualcuno...) già presente nella compilation "Homesleephome vol.2", dove Luca G dei Julie’s Haircut è grande interprete al canto. Ultima traccia musicale è invece la versione di C-Kid di “Pet life saver”, disturbata nella musica e nuova nel canto, una buona reinterpretazione di una già di per sé bellissima canzone.

Ci sono poi i due video di “A new Start” e “Pet life saver” a completare l'opera, non imprescindibile per chi abbia già avuto modo di ascoltare l’album di debutto, ma sicuramente ottimo assaggio per il nuovo album che arriverà nel 2003. Chi ancora non conoscesse la band in questione, invece, ha il dovere di acquistare quel capolavoro che è stato “Rise and fall of academic drifting”.

“Non c’è bisogno che ti prenda per la gola. Ho solo voglia di guardare fuori dalla finestra con te mentre saremo cullati dall’aria che ci circonda.” le dissi senza ansimare, senza correre e senza sudare. Avevo inclinato la testa a luna crescente, non so se mi capite. Lei mi seguì: la mia musica del silenzio.

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La recensione The soft touch (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-10 00:00:00

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