Orchestra Dark Italiana
S/T 2012 - Slow-core

S/T

Cabarettistico minimalismo sinfonico a bassa fedeltà potrebbe essere la giusta rubricazione per focalizzare al meglio l’Orchestra Dark Italiana.

Cominciamo col fare subito una doverosa analisi semantica. ORCHESTRA: tante e tali sono le fratture armoniche, le filiformi connessioni melodiche, gli strumenti messi in riga, le piccole ossessioni elettroniche, le mescolanze vocali, i cambi di registro e le anarchiche manifestazioni d’estro che francamente tale rubricazione (Orchestra appunto) non risulta per nulla abusata, per quanto tutto sia completamente disintossicato, alla fonte, da sterili virtuosismi accademici e suoni da auditorium. Una specie di cabarettistico minimalismo sinfonico a bassa fedeltà, se mi concedete l’espressione… DARK: neanche la seppur minima traccia di sepolcrale musicalità all’orizzonte; nessun merletto nero, né divise militaresche, acconciature cotonate o goticheggianti movenze di rito, quanto invece una cupezza d’animo di fondo e un songwriting destrutturato e gelidamente visionario. L’oscurità c’è sì, ma non cercatela al di fuori di voi stessi. ITALIANA: è l’incontestabile indicazione geografica tipica di un progetto territorialmente trasversale che affratella Lazio, Puglia e Marche.

L’omonimo debutto dell’Orchestra Dark Italiana sviluppa nuove forme d’intimismo e focalizza ectoplasmatici non-luoghi attraverso un cantautorato trasfigurato e trasfigurante, allucinato ed ermeticamente letterario, musicalmente contaminato da ombrose derive teatrali e da stralunate folkerie in salsa slowcore che profumano di avanguardistico avanspettacolo. L’Orchestra Dark Italiana alla fine dei conti è amica di tutti e di nessuno: di Benvegnù come degli Slint, dei C.S.I. così come dei Jennifer Gentle, tanto dei Massimo Volume quanto dei C.F.F. e Il Nomade Venerabile, ma anche dei Virginiana Miller e di tanti altri ancora, eppure a suo modo così spudorata da poter togliere il saluto a tutti costoro, senza un briciolo di vergogna. “Addio al senso armonico, alla legge, alla realtà” cantano in “Giappone”. Una bellissima dichiarazione d’intenti. Il resto, poi, verrà da sé…

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