Spaccailsilenzio!Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di:2013 - Rock, Jazz, Acustico

Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di:precedenteprecedente

Canzoni acustiche jazzate registrate in diretta ai concerti. Un buon disco.

Il silenzio ha un suono? Se Simon and Gurfunkel lo cantassero ancora, non avremmo dubbi nel rispondere affermativamente che il silenzio produce rumore, che la gente parla senza parlare, che le persone sentono senza ascoltare, che l’assenza di suono non è mai reale mancanza, quanto piuttosto coscienza profonda del nostro più autentico silenzio interiore. Tant’è. Ma non voglio menarvela con riflessioni pseudosociologicofilosofiche sull’arte del silenzio.

Prendetevela con la band in questione se “Spacca il silenzio” e non ci fa godere di un po’ di pace, soprattutto quando suona dal vivo. E il lavoro che produce è interamente live: "Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di". Si tratta di otto tracce registrate in presa diretta all’interno di alcuni tra i più importanti Music Club della penisola. E l’effetto che si ottiene scalda l’aria di un tepore vero, alimentato da un suono jazzato, formalmente acustico, tendenzialmente cantautorale, a tratti rockeggiante, di fronte al quale il pubblico partecipa eccitato. Il silenzio è rotto e fa rumore. "Napoli 16 marzo 2004" si costruisce sulla chitarra acustica, l’armonica e la voce del frontman che snocciola pensieri sospesi e immortala le idee, in un crescendo melodico accattivante e ritmico; il cantato rap sulla base di una sequenza reggata dove il flusso delle parole è un’onda che va e viene, impregna la traccia "Ora posso guardare le cose con lucidità"; "Scherzo Jazz" invece, giocato sul ritmo delle mani che battono, sembra un pezzo dei Kings of convenience, calcando il filone “new acoustic” di un decennio fa. "Gruppo sconvolto" è un motivetto da ritornello facile e felice su contenuti in-felici e affranti: è il nostro tempo che fiacca la speranza. "Trauma" resta come ballata malinconica e introspettiva, senza solcare più di tanto il silenzio, mentre "Una ventata" torna a far pensare ai Convenience di prima, ai più jazzati Turin Brakes, in una brezza lieve che senti addosso per poco tempo e ti accarezza. "Leggendo di Lou Reed" rimane il pezzo che rompe meglio il silenzio di musica e parole, con un inchino sincero e onesto di commiato. Se il silenzio è assenza di rumore, ci si è trovati di fronte ad un lavoro che di suono vivo ne ha prodotto molto.

Piacevoli, caldi, a tratti un po’ manieristici, ma talentuosi, gli Spacca il silenzio girano in lungo e in largo, in Italia e all’estero, per dimostrare che il vero suono è quello live e ci riescono. Poi che un buon disco arrivi ugualmente anche nel silenzio del proprio salotto è innegabile. Allora apprezziamo il silenzio dentro al rumore di un disco ben fatto, che sia live o no.

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La recensione Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di: di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-12 00:00:00

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