Sadside Project Winter Whales War 2013 - Indie, Folk, Garage

Disco della settimana Winter Whales War precedente precedente

Grande band e grande lavoro. Per la playlist di fine anno una casellina è già occupata.

Succede - e di certo succederà anche in futuro - che in alcuni casi ci sfuggano cose talmente belle da non trovare, a posteriori, ragionevoli motivi per giustificare questa mancanza. Se oggi però siamo qui a raccontare di "Winter whales war" come disco della settimana, evidentemente siamo consapevoli di ciò che ci siamo persi finora - nello specifico un ep del 2010 e un album l'anno successivo - e l'intenzione è di recuperare nel migliore dei modi possibili. L'opportunità ce la forniscono ovviamente i Sadside Project, autori di un album davvero sorprendente.

Sottolineo l'uso della parola "album" non a caso, trattandosi di 10 tracce dove ognuna ha una sua ragion d'essere. A cominciare dall'attacco fulminante di "Same old story", splendido affresco rock fino al midollo che rimescola brillantemente The Black Crowes, Death Cab For Cutie e My Morning Jacket (!): ne viene fuori un pezzone memorabile, di quelli che meriterebbero di essere suonati in chiusura di una puntata del "Late Show" di David Letterman (sai mai che qualcuno alla Rough Trade se ne innamori perdutamente e provi il colpaccio). E se ci fosse la possibilità di fare il bis, la successiva "My favourite color" (un folkettone "sbilenco ma non troppo" a cui i Mumford & Sons farebbero una corte spietata) sarebbe fra le principali candidate. Si cambia rotta con "1959 (The last prom)", mid-tempo che flirta col rhythm'n'blues - che è cosa molto diversa dall'odioso R&B - e rappresenta la faccia di una medaglia che si completa con la successiva "This is halloween", altro folkettone che sul finale arriva a citare persino gli Smash Mouth di "Why can't we be friends?". "Edward Teach also known as Blackbeard" ha invece un'anima blues alla stregua del sound marchiato a fuoco da Jack White, ma "Nothing to lose blues", che gioca sempre sulla matrice della ditta dell'ex The White Stripes, funziona decisamente meglio, per un motivo semplicissimo: ha il tiro giusto per un pezzo del genere. Si continua alla grandissima con "Hold fast" (The Black Keys han fatto scuola anche da noi) e la successiva "Molly", altra strepitosa scarica elettrica di adrenalina a cui segue una versione "da campo minato" di "Sloop John B". Perché l'ardire di tributare i Beach Boys con una versione acustica di una delle loro hit e piazzarla nel "momento zenith" del disco è da pazzi; e invece i Sadside Project se ne fottono allegramente: il loro obiettivo è lasciare a bocca aperta, spiazzare l'ascoltatore in ogni occasione. Non a caso centrano la tracklist alla perfezione e la chiusura con la ninnananna di "Winter whales war" è un'ulteriore dimostrazione.

Grande band e grande lavoro. Per la playlist di fine anno una casellina è già occupata.

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La recensione Winter Whales War di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-01 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • seymour 11 anni fa Rispondi

    con un nome così anonimo non mi era mai passato per la mente di ascoltarli. invece spaccano

  • sebastianoultranoia 11 anni fa Rispondi

    Disco immenso, bravissimi.