Angrybeans The new thing 1998 - Rock, Punk

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Come tutti sapete, in Italia - e in particolare in quell’ambiente che si usa chiamare (probabilmente a sproposito) ‘alternativo’ - il punk-rock è uno di quei generi che, assieme allo ska-core, più attrae le giovani band. Gli Angrybeans sono una band che può rispecchiarsi fedelmente in questo contesto appena descritto. Migliaia di gruppi, migliaia di demo - e migliaia di recensioni! -, quindi, ma la cosa veramente ‘strana’ è come, nonostante la massiccia imponenza di nuovo materiale, il contenuto di ogni recensione sia più o meno sempre lo stesso. I recensori cambiano, gli accordi anche, i cori e le distorsioni pure, ma alla fine le parole spese sono più o meno sempre le stesse.

Questo discorso può essere pienamente applicato a questi Angrybeans: il loro “The new thing” non è assolutamente un brutto disco, sia per gli amanti del genere e sia per coloro i quali amano dilettarsi saltuariamente con i ritmi in levare alternati alle ritmiche più serrate. Le loro influenze più chiare sono Shandon, No-Fx o anche certi Bad Religion, e il loro approccio alla scrittura è uguale identico a tutti gli altri gruppi che popolano questa immensa scena. Il loro problema - come quasi tutte le altre band - è la mancanza di una personalità forte. Pezzi come la iniziale “No scheme”, un buon concentrato adrenalinico proprio come il cavallo di battaglia “Baraonda town”, o persino “Float the boat” (con una comparsata di immancabili fiati) sono delle buone composizioni, ma nella miriade di pezzi che vengono composti ogni giorno comporre buoni pezzi basta e non basta al contempo. Spiegando meglio il concetto, quando manca una personalità che pervade i pezzi rendendoli unici anche nella loro sostanziale ripetitività rock‘n’roll, anche una qualsiasi buona idea rischia di essere sommersa dalla banalità.

Joe Strummer in un’intervista a ‘Il Mucchio Selvaggio’ diceva: “Lasciate suonare ai ragazzi il punk-rock: stanno facendo le stesse scoperte che facemmo noi a vent’anni”. Sarà per sempre così, fino a che ci saranno nuove generazioni di giovani pronte a colpire e ad essere colpite da questa forza abrasiva incredibile. Ma dal punto di vista strettamente musicale, questo punk è ormai stanco nelle reiterazioni di forma, e ci vuole una bella scossa per farlo ripartire a tutta birra.

Come una volta, un’altra volta.

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La recensione The new thing di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-11-11 00:00:00

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