Se è vero, com’è vero, che label come GammaPop e Homesleep abbiano fatto - e stiano tuttora facendo - ‘scuola’, la nascita di un’etichetta come quella che prende il nome di Hoboken records ne è la testimonianza reale. Capitanata infatti da Massimo Fiorio, in realtà il one-man-label della situazione, questa indipendente veneta raccoglie nella sua prima raccolta 21 band dell’underground italiano e internazionale, legate tutte dal comun denominatore dell’indie-rock (o pop, a seconda delle situazioni).
A suo modo, quindi, richiama l’esperimento fatto proprio da Homesleep con “Homesleephome”, affidandosi per ora a composizioni originali dei gruppi chiamati in causa. E il risultato, come avrete intuito, è quanto meno ottimo, considerando anche la povertà di mezzi a cui il ‘capobanda’ non può inesorabilmente sottrarsi.
Dare però visibilità a così tante realtà, la cui media ci sembra toccare vertici invidiabili, significa possedere notevoli doti per l’arte del talent-scouting, senza considerare poi che molte di queste band sono accasate proprio presso la stessa Hoboken. A cominciare dagli Slumber, che con “Wivenhoe, essex” ricalcano sonorità di stampo Weezer; oppure i Party Keller, nell’occasione in prestito dalla Fosbury records, impegnati in “Overflow” che tanto ricorda alcune cose dei Seafood. O ancora The Popper Pop, alle prese con un (indie)rock chitarristico in “Just for him ‘n’ just for her”, o gli Jade di “Love in Paris” che fanno un po’ il verso ai Muse, senza peraltro sfigurare.
Insomma tutti da segnalare, senza distinzione alcuna né di genere, né di provenienza. E quindi un plauso sia a chi ha partecipato che a chi ha assemblato il materiale, nella speranza che in futuro le occasioni aumentino per il bene dei vostri e dei nostri padiglioni auricolari.
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La recensione Tiny tunes vol. I di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-11-14 00:00:00
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