Autlav Illuminazioni 2002 - Cantautoriale, Rock, Alternativo

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“Illuminazioni” è uno di quei demo tanto imperfetti da lasciarti l’eco per il resto della giornata ma con addosso il fascino di ciò che promette. Tre canzoni sostanziose e piene d’anima, suonate forse sottotono, legate da una voce che non passa inosservata.

Tre pezzi guidati da un filo immaginario dai tratti spiccatamente oscuri (a discapito del titolo) nello scenario di un rock dalle reminescenze indie statunitensi inizio ’90.

All’incipit di “Lieto fine” ti sembra di avvertire un’insolita "Last nite" di marca strokesiana rallentata, e temi di trovarti di fronte all’ennesima band filo-Television del momento. Ma ti accorgi subito dell’abbaglio dovuto a un anno di rock’n roll revival: le chitarre si dilatano, gli accordi si colorano di ombrosità e incandescenza underground e si visualizza un orizzonte disteso come le railway americane, con un vento freddo direttamente da Seattle. La voce del cantante, Enrico, risuona senza fretta, ma anche senza costanza, chiara ma non limpida, sporcata da una registrazione non proprio perfetta, dondolante tra asimmetrie di radice vagamente Marlene Kuntz.

I riff melodici di “Illuminazioni” sono impossessati da "Tree" dei Cure, sembra una new wave che rifiuta le radici anglosassoni ma non lo lascia trasparire e si copre dietro i Sonic Youth . “Cosa resta” tenta di rimettere in circolo i frammenti lasciati dalla nebbia dello shoegazer, ma non rinuncia a far intravedere spiragli di luce. Le punte vocali del cantante rischiano di scavalcare i limiti dell’intonazione, si addolciscono di spigolature e trascinano disaccordi, ma non gliene vogliamo: la tristezza s’è già impossessata di noi e non resta che una cantilena avvolgente oltre le regole del pentagramma.

Purtroppo la mediocre qualità della registrazione non valorizza come dovrebbe la parte strumentale, che resta come il rumore silenzioso di un rock suonato in fondo al corridoio. Nel complesso, è un’ottimistica prova quella degli Autlav, gruppo nato tra Cagliari, Bologna e Roma. Per ora l’idea è quella di un gruppo evidentemente attratto dalla strada lasciata aperta dai Radiohead prima dello sperimentalismo: una band alle prese con liriche sull’incomunicabilità e sulla speranza, bisognosi ancora di far emergere quella giusta cattiveria che di addice a certi suoni in bilico tra unplugged e 'ruggiti da coniglio'.

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La recensione Illuminazioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-14 00:00:00

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