GARRAPATEROS Vida No Mata 2012 - Ska, Reggae, Patchanka

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Folk cantato in spagnolo, pure bene. Fuori tempo massimo ma con dignità

Oggi in pausa pranzo alla radio c'era un programma che parlava di calcio e, come sottofondo alla possibile rivoluzione che porterebbe Seedorf al posto di Allegri, hanno messo "El vals del obrero" degli Ska-P. Il fatto che avessero messo un pezzo del '98, ok conteneva la parola revolución, e non avessero messo, che ne so, "Revolution" di Diplo, mi aveva fatto partire il solito discorso in testa: certe cose faticano a svecchiare, difficilmente ci libereremo dell'immaginario freakkettone in canotta e pantaloni colorati, girovaghi del mondo e delle culture.

In quest'ottica, per quanto quest'ottica non mi faccia impazzire, mi viene da essere decisamente meno duro verso i Garrapateros. Che suonano vecchi ma sembrano al passo con i tempi. Che fanno folk come i Bandabardò più latini ma cantano in spagnolo con una pronuncia che a me suona tutt'altro che maccheronica - ma ammetto di essere andato in Spagna una volta sola e per la maggior parte del tempo trascorso là, diciamo, non ero propriamente in me - ogni tanto spunta anche l'italiano facendo chiudere il cerchio più che bene. La registrazione è scarna ma non vuol dire poco curata, ci sono più di un dettaglio che ti fa capire come il disco sia stato pensato a dovere e registrato unendo passione e cognizione di causa, ha una sua idea e un suo respiro. Sembra una cassetta di qualche gruppo spagnolo bravo, a me ovviamente sconosciuto, che mio fratello usava per passare i pomeriggi, canna dopo canna, durante una quinta superiore di un Istituto Tecnico certo non seguito con dedizione. Oggi guida i pullman turistici.

Canzoni acustiche, spesso la formazione è ridotta all'osso. Se il gruppo cita i Mano Negra, in realtà sarebbe più appropriato dire Manu Chao perché di quel massiccio impianto di elettronica anni 80 che si mischiava al punk qui non c'è. Sono ballate, nel senso più ampio del genere. E vi assicuro che in fondo è un bel disco. Sta una mezza spanna sopra tanti freakkettoni rimasti in giro con l'ostinazione a suonare una musica girovaga del mondo e delle culture. Per onestà vi scrivo che non è un disco che posso più riascoltare oggi, perché i nuovi Mano Negra intanto poi sono arrivati davvero e si chiamano Major Lazer, perché non possiamo essere ostinati modernisti in determinati campi (l'idea sarebbe Jorginho, dicono) e al contempo continuare a cantare canzoni di sedici anni fa. Musica per gente in viaggio, dicono. Devo chiedere a mio fratello.

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La recensione Vida No Mata di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-01-15 00:00:00

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