Machweo
Leaving Home 2013 - IDM, Ritmi, Ambient

Leaving Home

In breve: “Leaving Home” è un disco forse a volte imperfetto ma, comunque, formidabile.

Fa una certa impressione ascoltare un ventenne italiano che manipola con bravura e sfrontatezza i suoni dell’oggi senza preoccuparsi di chiedere il permesso a Rino Gaetano o a Lucio Battisti. A differenza infatti di molti coetanei che scrivono canzoni che piacciono proprio a tutti, anche ai nonni, Machweo va per la sua strada fregandosene di chi è rimasto ai bei tempi o giù di lì. Lui preferisce altro, magari sfidare i pezzi grossi internazionali sul terreno del beat più eccitante che c’è. Mica male.

Machweo è probabilmente il più grande talento underground che questo paese abbia. Un genio che va sgrezzato, modellato, anche coccolato: non sia mai che butti via quel ben di Dio di creatività come un Cassano all’ultimo giro di campo. A volte tende a piacersi troppo (“The Tribe”), come se un certo Flying Lotus non avesse già fatto - e pure meglio - quelle cose piene di tastiere eccessive, grancasse ingolfate e bassi infeltriti. Anche la stessa scelta di inserire nella scaletta quattro brani già pubblicati nei precedenti ep appare vagamente autoindulgente: a vent’anni sarebbe lecito pensare che il greatest hits sia roba da torve rockstar affamate di Siae, mica da artisti con i numeri giusti per incantare.

Perché Machweo è davvero un artista. Di quelli che non sai se è fortuna dei principianti o che altro, ma hanno un tocco magico in ogni cosa che fanno. “U Sad”, per dire, è un capolavoro: cresce su un binario armonico che più circolare non si può e seduce grazie a questa tristezza assurda che riesce a tirare fuori da una chitarra dolente. L’iniziale “Looonely”, poi, è post rock aggiornato al 2013, con un tasso di emotività grande quanto un’occasione d’oro che non si ripeterà più.

In breve: “Leaving Home” è un disco forse a volte imperfetto ma, comunque, formidabile.

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