RoyalFrog Riflessi elementi 2003 - Noise, Alternativo, Post-Rock

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Se proprio oggi vi sentite meno brutti del solito, azzardo, quasi belli, se il vostro lui o la vostra lei vi hanno appena detto quello che volevate sentirvi dire, se state per partire per il viaggio della vostra vita…beh, per queste e mooolte altre ragioni, non fatelo: non provateci nemmeno a metterlo a volume 2 il disco dei RoyalFrog se non volete che un manto soffocante di angoscia e di minimale disturbo impedisca ai vostri occhi di roteare .

Forse vi ingannerà la copertina, con una fascinosa donna allo specchio, a metà tra una fotografia sfocata di PJ Harvey e i personaggi di video alla Black or sun.

Basteranno le tessiture chitarristiche di “Barlumi” a farvi cadere sotto ipnosi e nello scorrere dei minuti la notte sarà già scesa con le sue fredde rarefazioni post rock a cancellare la vostra morning glory. Vibrazioni metalliche pervadono anche “La tua poesia” , e si riproducono tra immersioni nel silenzio e i rari interventi vocali, riprese di dialoghi al rallentatore tra Bilinda Butcher dei Valentini Insanguinati e la Gioventù Sonica. Le atmosfere distese e la meditazione non hanno accesso qui, tutto sa di “stretto”, fastidioso, incalzante: una sciarpa al collo ogni istante più comprimente, dalla morsa velenosa contratta da accelerazioni noise.

Inquietante già al solo nominarlo questo “David Lync”, una lunga discesa in sonorizzazioni mentali . Immaginate la scena: è mattina, state per entrare in biblioteca con i RoyalFrog nelle cuffie…e allora vi sembrerà di essere appena piombati a Twin Peaks col cadavere di Laura Palmer nello zaino(o secondo il testo, di chissà quale uomo..)
Al posto del vostro triste vicino di biblioteca, mentre la grandine scende a colpirti il cuore, ti sembrerà di avere i caldi e lentissimi Mogwai che ti sussurrano la loro Dial: Revenge, e al posto dell’ancor più triste, rincoglionito bibliotecario, ti sembrerà di adocchiare gli Arab Strap, in tenuta seriosa che discutono con Godano&co, per il posto sulla sedia.

Ribadisco il “sembrerà”: il suono(con o senza intenzione poco importa) è meno aperto degli scozzesi, meno evocato e visibilmente meno…poetico.

I toni si affacciano sull’ orlo di una crisi di nervi , una sorta di claustrofobia sonora che non si spinge oltre: “non riesce a respirare” eppure non osa togliersi la sciarpa dal collo.

Le architetture nevrotiche alla lunga risultano un po’ estenuanti e il rischio noia è dietro l’angolo, se non fosse per l’ultima traccia che funge da oblò nel bunker: il remix della sopraccitata David Lync ha un’interessante impronta alla Tricky, e dal post rock un treno notturno di sola andata ci conduce a Bristol.

Ora, dopo il viaggio, il sangue, le visioni(lontane) scozzesi, l’angoscia e le nevrosi, cosa mai potrebbe un giorno farmi ricordare dei RoyalFrog? Forse nulla…ma se è vero che dietro una rana si nasconde un principe…attendiamo il bacio. Sotto a chi tocca.

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La recensione Riflessi elementi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-02 00:00:00

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