Pop rock elettronico.E’ una definizione di genere che già di per sé contiene parecchie insidie.Vuol dire costringere nello stesso spazio vitale elementi che apparentemente non hanno nulla a che spartire e ci vuole una discreta maestria per far trovare loro il giusto punto di collisione che trasforma l’accozzaglia di suoni in stile personale. E’un crocevia che può far perdere di vista il proprio personale viaggio. I Terzacorsia si trovano di fronte a questo bivio e si buttano su ogni singolo percorso non portandolo a termine, senza mai trovare l’unione tra le diverse strade. L’impressione che emerge dall’ascolto dei tre brani del demo è appunto la disomogeneità, la separazione e la mancata fusione tra ogni singolo elemento sonoro della composizione, che isolato può risultare ben eseguito, tecnicamente corretto, ma privo di compattezza col resto.
Il fattore totalmente estraneo e penalizzante è la contaminazione elettronica, inutile nel contesto, per nulla capace di rendere più attuale un approccio musicale estremamente datato. In “Codice d’accesso”, ad esempio, la sequenza synth, scarna e ripetuta, stride con la schitarrata metal(…che ricorda tanto il sottofondo degli allenamenti di Rocky 3…)e con le rullate stereotipe della batteria, ma ancor più con la linea del cantato, un ritornello di 4 minuti con voce riverberata, tonalità alta e tremolii vocali stile Pooh. In “Icaro” il gradevole basso sintetico dell’incipit viene accoltellato dal testo della canzone e dalla voce ancora eccessivamente effettata. L’interessante finale industrial, slegato totalmente dall’assetto del brano, potrebbe essere usato per la composizione di un pezzo a sé. La traccia “Fuori forma”, pur ricordando nel contenuto e nel refrain i Velvet, è smerciabile e meno piatta. Il cantato ha più carattere, la voce filtrata effetto radio si accompagna bene ai suoni synth e al piano elettrico, che sporcano(finalmente!)e danno un’idea di coerenza.
I Terzacorsia dovrebbero rimanere fedeli al loro antiquariato se proprio desiderano proporsi, senza pretese di ammodernamento. Se erano un gruppo metal sinfonico perché convertirsi a “circuiti di base”,”amare vitamine”e “codici d’accesso”? Non si può ridare colore a ciò che è sbiadito da tempo,ma lo si può recuperare se non altro con dignitosa nostalgia.
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La recensione Fibre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-11 00:00:00
COMMENTI (2)
il tuo modem è un po' lento?
:( non mi sembrate poi così eccezionali come volete far credere,non siete sicuramente all'altezza di tanti altri gruppi delle vostre parti,e non rientrate neanche fra le prime 30 migliori band abruzzesi.Mio Dio...fate CAGARE!!!!! :(