The Carnival of Fools Blues get off my shoulder - The anthology 2003 - Noise, New-Wave, Blues

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A riascoltare quest’ora e passa di canzoni dei mitici The Carnival Of Fools viene da chiedersi come mai sia stato possibile che l’incantesimo un giorno si spezzasse senza che nessuno piangesse, negli anni, la scomparsa di una band che avrebbe meritato certamente più fortuna di quanta (poca!) ne abbia avuta.

I più accorti forse sapranno che a raccogliere quanto seminato da questa band ci pensarono i La Crus - progetto allestito dal vocalist Mauro Ermanno Giovanardi insieme a Cesare Malfatti intorno alla seconda metà degli anni ’90 -, i quali però, musicalmente parlando, erano poco affini a quanto prodotto dagli Stolti nei pochi anni di vita. Furono piuttosto gli altrettanto sfortunati Santa Sangre a ereditare le atmosfere tipiche di quella band, adottando la lingua madre al posto dell’inglese, senza però conseguire risultati commerciali tali da giustificare una seconda produzione. E fu un vero peccato, perché “Ogni città avrà il tuo nome” (a tutt’oggi l’unico titolo disponibile) rappresentava un ottimo continuum dal punto di vista artistico, ma il pubblico non seppe apprezzare abbastanza.

Come non apprezzò a sufficienza, per tornare a bomba, questa creatura demoniaca che ad ascoltarla oggi mai avremmo creduto potesse mettere radici nella terra di Dante. E invece eccoli lì, a imperversare con il loro blues malato fatto di chitarre lancinanti, armoniche taglienti, percussioni infernali e, più in generale, di strumenti che forse mai avrebbero visto la ‘luce’. Tutto era (è!) profondamente scuro da far impallidire anche i dark più ‘assatanati’ (è il caso di dirlo, senza retorica).

‘Canzoni per l’Inferno’ (o dall’Inferno?), quindi, perché vi basterà il play sulla prima traccia, “Not the same”, per addentrarvi nelle tenebre e restarci per almeno un’oretta con il sottofondo di “Long black train”, della maestosa “Waltzing for nowhere”, del climax di “Just another great dream”, dell’epilettica “Black song, a love song” e di tutto quanto troverete lasciando scorrere il cd, finché non vi imbatterete nella conclusiva “Love will tear us apart”, cover del celeberrimo pezzo firmato in origine dai Joy Division, sicuramente una delle formazioni a cui i Fools devono di più in fatto di ispirazione.

Un acquisto indispensabile per riappriopriarci di un pezzo importante della storia del rock, non solo nazionale, con la speranza che operazioni discografiche del genere si ripetano sempre più frequentemente.

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La recensione Blues get off my shoulder - The anthology di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-11 00:00:00

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