losburla I MASOCHISTI 2013 - Cantautoriale, Stoner, Indie

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Un esordio non perfetto ma abbastanza convinto da suonare convincente.

Peccato peccato peccato! Poche cose al mondo mi fanno soffrire quanto una cosa bella che cade sul finale. Come quando guardi un film dove alla fine si scopre che era tutto un sogno, arrivi in fondo a questo disco, sei tutto bendisposto e ti ritrovi otto minuti otto di proclami non-cantati-declamati su crisi, finta democrazia dei social network, finta ribellione, finti discorsi seri all'aperitivo, ipocrisia, app e lavori non retribuiti, proclami intervallati dalle voci dello zapping, telegiornali, talk, partite... davvero, c'è qualcuno che sentiva il bisogno di un'altra canzone declamata-non-cantata che punta il dito contro cultura televisiva e ribellismo facebookiano? Secondo me no.

Ma andiamo oltre questo passo falso, anzi torniamo indietro, a quello che, a parte l'ultima pretenziosa e sfiancante traccia, è una dignitosissima raccolta di pezzi di cantautorato contemporaneo che dimostrano urgenza espressiva, scrittura fluida e anche sprazzi di originalità. Non tantissimi: siamo sempre nel mondo dei cantori del disagio di vivere da romantici in un mondo in cui “serve essere cinici”, in una società in cui “il successo non paga, la dignità non paga, il successo è di chi paga, di chi spende per primo, di chi spende di più”, disagio ora tirato fuori rauco, frammentato, (non troppo) urlato fra chitarre infuriate e momenti di quiete prima e dopo la tempesta (un po' Vasco Brondi un po' Alessandro Grazian nel lirismo lucidamente tossico di “L'imbucato”, “Il mio processo di beatificazione”, “Moderno”), ora adagiato soffuso su sognanti atmosfere bluesy (“Senti questo cane”) o neopop alla Dente (“Rossetto”).

E se lo scazzo per la prevedibilità e la ripetitività dei bersagli (“postare su fb messaggi di protesta convincendomi di fare controinformazione magari poi uscire con il casco e il manganello darle a tutti per rimpiangere il ventennio”, “la libertà è scrivere cazzate su un blog e starsene da soli a cinque piani dalla vita con una mano sul mouse e un'altra sul cazzo”...) è sempre in agguato, Sburlati si fa perdonare con la surreale ma nemmeno tanto preghiera a San Salvario (per chi non lo sapesse: quartiere torinese multietnico ex degradato ora hipster-friendly) di “Dilettanti” e il bel bozzetto dipinto coi colori lividi dell'alba in “Regionale AT-TO”, e riesce, nonostante quegli otto minuti, a strapparci un Sì.

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La recensione I MASOCHISTI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-17 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • ulzon 11 anni fa Rispondi

    "Buona la prima" ormai è un pò difficile da dire, soprattutto in questo genere di musica e quando si ha il coraggio di cantare ancora in italiano. Quindi condivido la lucida recensione ma dico bravo a Losburla: continua a lavorare di lima e ne riparliamo al prossimo disco.

  • ulzon 11 anni fa Rispondi

    "Buona la prima" ormai è un pò difficile da dire, soprattutto in questo genere di musica e quando si ha il coraggio di cantare ancora in italiano. Quindi condivido la lucida recensione ma dico bravo a Losburla: continua a lavorare di lima e ne riparliamo al prossimo disco.