TjKho [U Sealand] 2013 - Sperimentale, Elettronica, Ambient

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Un debutto dall'atmosfera oscura e solitaria, vittima di Hannibal Lecter

Tjkho è un giovane progetto campano, nato per dar libero sfogo alla mente del suo creatore: il cervello che si arrovella sui pensieri prima di andare a dormire, quelle frasi ben recitate negli studi di Hollywood che continuano a rincorrersi nella tua testa fino a implorarti di essere ripetute ad alta voce.
"U Sealand" è un album di debutto ma soprattutto, e in maniera terribile, una valvola di sfogo per il suo burattinaio alias il Giovane Salada. Dieci tracce che cercano di unire immagini, citazioni e suoni in un'elettronica il cui intento non è di certo quello di essere ballata e condivisa, ma ascoltata in cuffia in cameretta. Sì, immagini e citazioni sonore, perché quello che si coglie sul ciclo musicale sono dialoghi tratti da film come "La montagna sacra" o "Hannibal Lecter", oltre a una particolare dedizione dimostrata per il campionamento di rumori che arrivano dalla strada, da case e orologi altrui. L'atmosfera dell'ep è oscura e solitaria, capace di esprimere un senso condiviso di paura e insonnia.

Tra campionamenti e drum machine, Tjkho mette in scena un concept album dal battito regolare, ma che lungo andare si confonde di traccia in traccia. Nonostante le intenzioni, l'attenzione cala e ci si ritrova all'interno di un'unica bolla fumosa. Tjkho punta agli Autechre ma rimane vittima della malgama di citazioni usate: come in "Chaos" dove si rabbrividisce sentendo "Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti", la prossima volta cerchiamo di star lontani dal Dr. Hannibal Lecter per non esserne divorati.

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La recensione [U Sealand] di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-06 00:00:00

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