Howbeatswhy Pink Pigeon 2013 - Indie, Pop rock

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Un disco che affonda le sue radice nel progressive, senza dimenticare echi lontani di brit pop e pop rock: una bella prova

Un piccione rosa non ha niente di romantico, anzi. Probabilmente è anche un po’ goffo, come solo i piccioni sanno essere, e pure un po’ tonto. Ma è rosa, perciò avrà qualche dote in più rispetto ai suoi simili, no? Io questo non lo so, ma ciò di cui sono sicura è che gli Howbeatswhy ce l’hanno, quel qualcosa in più. Tecnica invidiabile, tante idee e un sound convincente.

“Piano, Pigeon” apre la strada ed è un dolce risveglio di un pianoforte che suona nella stanza in fondo al corridoio, mentre tu sei ancora a letto, indeciso se alzarti o meno. “Grew” ha un bel tiro, la batteria è decisa e spesso lascia giocare le chitarre elettriche fra loro, che si nascondono e scappano, si rincorrono e tornano allo scoperto; il cantato è pacato, con cori che lo seguono come fossero una scia evanescente. Peccato che venga naturale aspettare che il brano esploda ad un certo punto, invece non scavalla mai quel momento cruciale in cui ti aspetti che succeda di tutto. In “Civil” si fanno forti i continui rallentamenti, cambi ritmici che ti attendono ad ogni angolo, momenti di respiro alternati a corse forsennate, brevi ma intense; “To Think; To Suppose” traccia atmosfere ammicanti, rilassate, a tratti trascinate, ricordando i Belle And Sebastian e la loro dolce pacatezza. “Molly The Agent” ci catapulta in scene fatte di sotterfugi e personaggi che scivolano via, nascondendosi a ritmo delle corde pizzicate velocemente e il brano ha i fiati dalla sua che lo impreziosiscono notevolmente; non mancano episodi più intimisti, dove ci si fruga dentro per trovare delle risposte, come in “My Moon”, dove sembra di sentir cantare Damon Albarn in una delle sue ballad che ti spaccano il cuore, o in “Object Permanence”, mentre sto galleggiando su delle nuvole bianchissime, corde di chitarra suonate teneramente ed io che volo su in alto per poi cadere a picco come un palloncino improvvisamente sgonfiato e così via, all’infinito. Degna di nota la chiusura “So Long”, dove fiati, chitarre, batteria e tutto quello che abbiamo incontrato fino ad ora si fonde insieme, mentre il piccione rosa sta per prendere il volo, è giunta l’ora che torni a casa.

I suoni di questo “Pink Pigeon” si rincorrono, si trovano, si scontrano, si abbracciano stretti per poi lasciarsi e riniziare di nuovo la loro corsa; la parola d'ordine è qui sperimentare, niente rimane com’è, tutto è in continuo cambiamento, di base una matrice progressive che trova spazio in quasi tutti i brani del lotto, senza dimenticare echi lontani di brit pop e pop rock. Un bell’inizio, una bella prova da tenere sott’occhio, questo piccione rosa ha sicuramente quel qualcosa in più di cui parlavamo. 

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La recensione Pink Pigeon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-17 00:00:00

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