Marcoavaro
Uno dei più grandi artisti degli ultimi 30 anni 2013 - Pop, Hardcore, Dance

Uno dei più grandi artisti degli ultimi 30 anni

Autodistruzione, micromusic e techno. E anche fuffa. In abbondanza.

Profeta dell’autodistruzione e del consumo di sostanze psicotrope, Marco Avaro musica le sue attitudini border-line affidandosi al DIY. Dal computer di casa sforna micromusic a manetta, le pompa fino alla saturazione poi le dopa di techno per renderle insopportabilmente paranoiche e tetre. Un’operazione con il suo perché, funzionale a una voce sporca, a una narrazione priva di filtri, a un linguaggio di strada selvaggio. Perché Marco Avaro è cattivo, ma non cattivissimo: giorni fa ha salvato da morte certa un gattino (non è una boutade), fosse stato un bastardo come dio comanda, minimo gli avrebbe dato fuoco. Ma non divaghiamo. Punk nell’animo e rapper nel midollo, il ragazzotto sfoga la propria rabbia in dodici pezzi tirati e violenti, frequentati da matti, pusher e tossici, psichiatri e pedofili. In “Uno dei più grandi artisti degli ultimi 30 anni” cita Hakim Bey e lì per lì ti aspetti chissà cosa, anche che a un certo punto sbuchi fuori lo sbandato di turno con 26 dollari tra le mani, invece la fuffa tracima in abbondanza. Tradotta in ossessione per la sacra triade “birra, fica e fumo”, coniugata attraverso testi caricaturali (“Sono sempre fatto perché la vita è così difficile”, e ’sti cazzi!), degni del miglior Vasco Rossi (“Ma chi è quella ragazza là? È una ragazza che con te non ci sta”) nonché ricchi di pessime forzature metriche.

Titolo dell’album a parte, Marco Alvaro si prende troppo sul serio ed è forse questo il suo limite maggiore (sorvoliamo sul dubbio se la sua sia musica o cazzeggio, altrimenti non ne usciamo), resta da chiedersi perché non si rilassa un po’. E poi basta con la cattive compagnie! Una passeggiata sotto il sole con la bella sottobraccio a parlare di un gattino da coccolare proprio no?

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