Dream pop etereo e sognante che vola alto, ma ogni tanto perde quota
Il disco dei Crystal Session pulsa sottopelle come il movimento incontrollabile di un muscolo teso, pulsa al ritmo di suoni sintetici ed elettronici, eterei e in continuo movimento, che devono molto ai Cocteau Twins e a quel dream pop che alla magia delle melodie unisce una voce femminile intensa e delicata. Questa è l’essenza dell’esordio omonimo di un duo dal respiro internazionale.
“Hyperion” apre le danze ammettendo subito che questo è un lavoro che viene dalle stelle, da un universo diverso le cui forme sono armoniose, sintetizzate e artificiali, da uno spazio più grande di quello conoscibile in cui lasciarsi trasportare, ma di cui si può cogliere solo una sfumatura. “Countin’ up to love” inizia quasi al rallentatore, dolce e rilassante, ma spinge lentamente verso un altro spazio, la voce che si alza e si abbassa continuamente è un continuo passaggio tra i due mondi e quei bassi profondi penetrano nelle orecchie per far vibrare il timpano e colpire il cuore, come se ci fosse una linea invisibile che li tiene uniti. In “CurseDance” c’è tanta energia e i battiti del cuore si adeguano a quelli forti e ripetuti di una batteria artificiale, una delle migliori.
Sia chiaro, non è perfetto: ci sono brani che stentano ad arrivare e quando li affianchi ad altri che colpiscono al primo ascolto, si perde qualcosa: basti pensare a “Narcolepshymn” prima di “CurseDance” o “Watering” prima di “La belle indifférence”. È un disco che decolla subito e sembra poter volare alto, poi però ogni tanto perde quota, prima di riprendersi. L’impressione è che con un pizzico di attenzione in più ci si possa avvicinare davvero ad un'utopica idea di perfezione, in un mondo fatto di cristallo la si potrebbe anche raggiungere. Certo, il cristallo è fragile e si frantuma facilmente.
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La recensione the crystal session di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-23 00:00:00
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