“Lost at sea” dei Wow Why Wow - creatura musicale di Chris Boulet, americano pazzo approdato a Padova per amore e per fare il pizzaiolo - è il fratellino del bel live “Monkey with a thumb” dello scorso anno, in cui il Nostro sviscerava la propria vena zappiana.
Nulla di tutto questo nel nuovo disco, che ondeggia beato tra frutti sempre psichedelici, ma meno folli. Introdotto dai rumori del mare, il cd ha un inizio folgorante, con bei brani come “Indonesian eyes”, “A cry in the wind” e la dolcissima jazzata “Where the waves are blue”, lentaccio che non sfigurerebbe affatto in un club jazz oriented, e cioè à la page. Boulet sfoggia una voce davvero bella, che a tratti può ricordare il giovane Bowie, e una vena compositiva felice. Che però si perde nel corso del cd, quando l’antica passione per il blues e il rock FM dei ‘70 si riaffaccia e prende il sopravvento.
ia chiaro: si tratta sempre di brani dignitosi e carini, ma senza quel colpo d’ala che caratterizza l’attacco del disco. La prima ghost track, che mette in campo uno psichedelico sitar che neanche i Beatles di “Norwegian wood”, e la seconda, in cui si intrecciano degli archi di tutto rispetto, risollevano il cd.
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La recensione Lost at sea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-03-25 00:00:00
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