Volendo cavarsela con pigrizia, si potrebbe semplicemente dire che i Babalot sono bravi, maturi -anche se suscettibili di ulteriori miglioramenti -, che fanno canzoni belle e brevi e che si collocano in quella ‘scuola romana’ identificabile con i nomi dei primi Tiromancino, del Max Gazzè ironico e sfrontato o del Daniele Silvestri più rock e poeticamente ispirato.
Ma sarebbe ingeneroso non soffermarsi almeno un po’ ad approfondire il discorso. I Babalot posseggono la qualità più importante per un gruppo che decida di fare musica (pop) senza rinunciare alla profondità e al senso della proposta: hanno diverse cose da dire e sanno come farlo, con una autenticità che si percepisce forte. Un’ironia amara, una malinconia simpatica e mai deprimente, un’arguta ricerca del paradosso linguistico mai fine a sé stesso pervadono i testi straniati e a tratti assolutamente emozionanti, con guizzi invero notevoli.
Ma i Babalot hanno dalla loro anche la capacità di realizzare musica in cui gli arrangiamenti, sempre curati e ben supportati da un’elettronica accattivante, siano però sempre in funzione di una piacevolezza, di una orecchiabilità, di una cantabilità dei brani che non è mai artificiosa, ma scaturisce da una naturale propensione all’essenzialità.
Basterebbe un brano come “La mantide”, quasi new-wave nell’andamento della strofa e dal ritornello disperato e memorabile, o come la struggente “Schifo” che rimanda, forse volutamente, agli episodi più riflessivi di Rino Gaetano, per dare un giudizio più che positivo al disco. Ma il fatto è che di brani davvero interessanti, che si ascoltano e si riascoltano volentieri, nel disco ce ne sono diversi altri (per citarne solo due: “Panca bestia”, filastrocca obliqua che potrebbe diventare il classico tormentone radiofonico, e “Una cosa sola” che, per contenuti e stile, colpisce al cuore).
Poco altro da dire: giudizio pienamente positivo e l’auspicio delle migliori fortune. Un disco da non perdere, per chi ha amato i cantautori storici ma ascolta il rock, per chi sa scavalcare schemi preconcetti e generi, per chi non ha paura del pop sensato ed emozionante.
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ottimo disco.
> rispondi a @jpma arriverà mai il secondo?
ho comprato dopplegangher (non mi pare si scriva cosi') che sembra essere il secondo di babalot. però contiene 2-3 pezzi di baba e altri 3-4 di altri artisti di aiuola e no.
> rispondi a @ponsbelli i pezzi nuovi (specie quello sul mestiere di cantante) ma mi aspettavo di piu'... insomma non e' un vero e proprio disco nuovo, ma un assaggio...
secondo me si...
> rispondi a @actye più bello.
bbastianu!!
> rispondi a @oratiociao mi chiamo oratio..l'altro giorno mentre lavoravo al pub tra un piatto e l'altro nello stereo girava "free four" de pink floyd e mi son detto "cazzo ma è uguale alla canzone di babalot"..quindi se li vuoi citare in giudizio..:)
ti ascolto spesso e aspetto nuove canzoncine...se ti va di venire ad ascoltare le mie ho un disco in uscita per MALINTENTI..
siciliano anch'io!!!...salutamu!
Sempre piacevole. :)
> rispondi a @pons