Boxerin Club Aloha Krakatoa 2014 - Rock, Pop, Ritmi

Disco della settimana Aloha Krakatoa precedente precedente

World pop senza alcuna deriva colonialista. Con una capacità di scrittura impressionante.

C'è tanto sole in questo disco d'esordio dei Boxerin Club e solo scrivendo mi accorgo che sembra essere la cosa più banale del mondo, ma provateci a voi a parlare di una band romana, che dalla Roma più calda e afosa arriva (dell'EUR ricordo l'aria pesante, i 40 gradi all'ombra, uno specchio di luminosa desolazione) e che si presenta con un disco dal tasso estivo (sabbia, boxer, infradito) 10+. A gennaio.

Immersi in un state-of-mind esotico di salgariana memoria, la prima cosa che colpisce di questi cinque ragazzi rubati a qualche campagna marketing di streetwear terzomondista, è la capacità di scrivere canzoni pop con una naturalezza fuori dal comune. Come i Green Like July, ma con un approccio continentale diverso (lì era l'America delle praterie, qui siamo dalle parti di Africa subsahariana meets Caraibi e Antille). "Aloha Krakatoa" è un disco dai modi gentili, che suona come un concentrato di tropical blues e carnevale di Rio, ma senza mai troppo strafare, mantenendo un certo aplomb e non lasciando dietro di sè quei fastidiosi retrogusti troppo world per essere veri. È la classe bianca che non colonializza, semmai rimane a bocca aperta di fronte a tutto quello che potrebbe essere di là dal mare. Gente che nell'attesa del viaggio rivelatore, preferisce chiudersi in sala prove dipingendosi in testa tutte le declinazioni esotiche possibili.

Undici pezzi impilati con scioltezza l'uno dopo l'altro, facili, leggeri, coi ritornelli perfetti, che sono quelli che ricordi dopo un ascolto solo, e a un disco pop si potrebbe anche non chiedere altro dopo una cosa come questa. Se non fosse che alla produzione ci sia la mano di Marco Fasolo, che fa sì che anche i dettagli più nascosti suonino limpidi e necessari. Voci che si arrampicano l'una sull'altra e poi l'altra ancora, chitarre jangle e mariachi, tutta la selva di marimbe, fiati e percussioni. Registrato in presa diretta, senza esagerare o calcare troppo la mano, con tanti potenziali singoli (i migliori: "Bah Boh", "It Takes Two To Tango", "Clown"), pezzi che sono improvvise epifanie a metà strada ("Northern Flow") e altri che fanno gli occhi tristi ("Try Hocket").

Se si volesse fare i pignoli ci sarebbe da insistere ancora di più con qualche improvviso colpo di testa e qualche acidità gratuita (l'album suona come un blocco di undici variazioni su un unico tema), ma i Boxerin Club hanno dalla loro assieme all'eta (22 anni o giù di lì) maturità e magnifici equilibri che li tengono lontani dalla soglia di cadere nel world pop macchiettistico di tanti colleghi. Diventeranno presto una grande band, contateci.

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La recensione Aloha Krakatoa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-01-13 00:00:00

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