Nicola Sartori Cantattore 2014 - Cantautoriale, Pop, Jazz

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Dove le cose si fanno decisamente più sperimentali e si scelgono strade più impervie, registriamo con favore un maggior piacere nell’ascolto

Prendendo a prestito le parole di uno dei più grandi giganti del pensiero che abbiano mai calcato la nostra stessa terra, potremmo tranquillamente convenire che “anche la conoscenza della più brutta realtà è bella”. Perché? Perché il conoscere stesso è qualcosa di bello e la “gioia degli uomini di conoscenza”, accresce “la bellezza del mondo”. Ecco, mettiamola così, la nostra parte nel contribuire ad aggiungere un’ulteriore tacca nel “bellezzometro” dell’umanità, l’abbiamo fatta, anche se la realtà esperita non ci ha resi particolarmente gioiosi. E se traduciamo realtà con ascolto di questo lavoro, tutto questo bizantinismo diventa più chiaro.

Nicola Sartori, veronese, classe ’76 è un cantautore non certo di primo pelo. Fattosi le ossa in cover band locali e divenuto in seguito leader dei Rosillusa, calca vari palchi nazionali. E se con la propria formazione si dilettava a mettere in scena una, più o meno, efficace misticanza di pop rock dal respiro decisamente più transnazionale (ma anche con pesanti tributi da pagare alla canzone d’autore italiana, nella persona di Luigi Tenco), con questo debutto solista composto di dodici tracce, anche quel briciolo di internazionalità viene sacrificato sull’altare di un’asettica quanto fumosa “italianeità” traslata nelle sette note. I codici utilizzati da Sartori per musicare le proprie inquietudini, disagi, sguardi sul reale, sono quelli della canzone leggera tipica della tradizione sanremese (e qui, se non altro, in alcuni episodi, c’è da apprezzare una ricerca di soluzioni e colori che l’artista dimostra di saper sapientemente scegliere dalla propria personale tavolozza), del jazz e del pop.

A cominciare dal brano che dà il nome a questo lavoro (che fa il paio con “Nullauomo”), ossia una delle tante tirate anti-reality delle quali ormai, sinceramente, si avverte la stessa noia derivante dalla visione del format in questione, per continuare con brani quali “Incontro” dove un tasso piuttosto alto di michelezarrillità scoraggia anche gli spiriti più temprati alle tempeste. Dove le cose si fanno decisamente più sperimentali e si scelgono strade più impervie, registriamo con favore un maggior piacere nell’ascolto, è il caso di “Niente” tutta giocata su un saliscendi ritmico, fiati e corde che ricordano il miglior Ivano Fossati o, ancora, “Tessi (il titolo che vuoi tu)” una splendida ballad per piano e voce che meglio definisce le potenzialità del cantautore veronese. Non un passo falso, sia chiaro, ma questo cantattore scaligero potrebbe fare meglio e di più, lo aspettiamo al varco.

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La recensione Cantattore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-16 00:00:00

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