Vidi Aquam Fog Vision 2013 - New-Wave, Gotico, Dark

Fog Vision precedente precedente

Da queste parti il passato ritorna con prepotenza, sempre di nero vestito e col suo consueto carico di tetro antagonismo e romanticismo decadente.

Un ben augurante monicker di morriconiana memoria e venti lunghi anni di militanza nella (cagionevole) scena dark italiana non potevano che fortificare la pervicacia dei Vidi Aquam i quali, a distanza di tre anni dal precedente “The world dies”, tornano a far sentire la loro umbratile presenza, figlia naturale degli ’80 più oscuri.
“Fog Vision” – peraltro uscito anche su vinile in edizione limitata – riprende le atmosfere del succitato debutto, ottimizzandole però per orchestrazione e razionalizzazione stilistica: ad una prima parte più marcatamente post-punk, satura di nevrosi e istintività, fa seguito, infatti, una seconda volutamente più eterea e introspettiva, entrambe contaminate qua e là da picchi di veleno e potenza, come se i tre musicisti milanesi volessero armonizzare al meglio le rispettive sensibilità musicali intrise di post-punk, coldwave e tribalismi gotici.

A prescindere dai primi secondi del disco che, a dire il vero, andrebbero censurati con apposita ordinanza per quell’abusatissima intro di circense fattura che trasuda convenzionalità da tutti i pori, le dieci tracce del lotto – per quanto aggrappate con le unghie ai grandi padri del genere – dissotterrano amorevolmente vecchie emozioni perdute, per la gioia dei non pochi nostalgici di turno: "Pig Face", “Fog vision”, “Forest shout” e “The Puppets Show" si muovono spigolose e spettrali tra Bauhaus, Killing Joke e Christian Death, “Withered Flowers” ricalca con maestria le partiture strumentali dei Sisters Of Mercy, "We Bare The Light" e "Diva Glance" evocano arcane crepuscolarità più vicine ai primi Dead Can Dance, "10 Agosto '44" omaggia la resistenza con nerissime liturgie d’organo e liriche salmodianti che ringalluzzirebbero in un colpo solo il compianto Vincent Price e Giovanni Lindo Ferretti, mentre la teatralità ferale di “Fosca” – dedicata all’omonimo romanzo dello scrittore scapigliato Tarchetti – spenge definitivamente la luce in un impeto di sacrosanta celebrazione letteraria.
Ancora una volta – come spesso accade da queste parti – è solo il passato a ritornare con prepotenza, sempre di nero vestito e, inevitabilmente, sempre col suo consueto carico di tetro antagonismo e romanticismo decadente.

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La recensione Fog Vision di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-09 00:00:00

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