Bluklein Il Disco 2014 - Cantautoriale, Jazz, Easy-listening

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Swing da cocktail buttati giù alla goccia. Chi vivrà vedrà

"Signore e signori ecco a voi l'orchestra Bluklein" - annuncia il presentatore accecato dall'occhio di bue nella penombra, poi le luci calano, sale il fumo e attacca lo swing. L'orchestra in questione viene da Milano via Utrecht, è la sistesi perfetta delle sonorità zingare argentine e quelle statunitensi degli anni '60, fanno una musica d'insieme vera e coesa, sanno suonare.

Le atmosfere sanno di sigaretta fumata dentro, di cocktail bevuti alla goccia, di vestiti da sera a righe. Si inizia con un intro da radio amatoriale sudamericana, uno sketch che da il là ad uno show di forte connotazione ispanica, allegra ed eclettica. Attacca quindi il "Notturno" dei Bluklein: una samba cantato in italiano in cui le figure ed i personaggi del testo si alternano velocemente su un ritmo piacevolissimo fatto di chitarra e percussioni. Poi si viaggia a ritroso nel tempo fini agli anni '30, i brani "Gallina Chicchina", "Khaki Scout" e la strumentale "Gnossienne" spaziano tra slow-jazz, charleston e swing con leggera noncuranza; i musicisti la sanno lunga, le ritmiche, i fiati sono tutti allineati e senza strafare si portano a casa il risultato in surplace.

Un interludio di struggente pianoforte introduce poi "La morte degli amanti" (non la band, si tocchi ferro), lenta marcia funebre dei sentimenti punteggiata da piccole virgole di ottoni in cui esce tutta la vena compositiva cantautorale del gruppo, le parole sono portanti e potenti come in nessun'altra parte del disco. Il sassofono come strumento della Solitudine, con il suo assolo appunto, traghetta verso la fine dell'album in modo del tutto naturale, jazz che più classico non si può, l'introduzione della voce femminile non fa altro che rendere sensuale la poesia un pò nichilista dell'esser soli:"mentre mi assopivo sulla vita/non pensavo si potesse sprofondare di più/provavo a rimanere tra la gente ma poi in mente avevo solo/solitudine".

Tutto è un ballo di coppia nel gran finale di "Utrecht Tango", ogniuno si scelga il partner ed inizi a danzare che tanto viene automatico qualsiasi movimento, come in un pezzo d'amore di Capossela la musica coordina i piedi in modo cadenzato anche di chi un passo a due non l'ha mai fatto, via con lo struscio, via con l'ammiccamento e la rosa in bocca, un grande classico per concludere in bellezza. Buon lavoro questo della band lombarda, non originale ma suonato egregiamente ed arrangiato altrettanto bene, i testi sognanti e a volte amari sono plasmati sulla musica rendono al meglio le atmosfere immaginifiche. Lunga vita all'orchestra Bluklein, ai sogni musicati e alle danze senza fine.

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La recensione Il Disco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-09 00:00:00

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